So che ci sono servizi di newsletter o di condivisione contenuti tramite mailing list che permettono di selezionare l’opzione digest e ricevere così un aggiornamento periodico, anziché ogni volta in cui c’è qualcosa di nuovo. La vita è un po’ così. Non si riesce a stare dietro a tutte le cose che ci piace (o che dovremmo) fare quotidianamente, se non con una frequenza se possibile ancora più ristretta, quindi ben venga dilazionare con tempistiche più ampie. Un approccio che suona un po’ come una resa, ma la ragione da sempre è dalla parte di chi si accontenta. Il mio amico Fulvio ed io abitiamo in due città distanti e da tempo ci vediamo sempre solo un weekend a luglio. Mi ospita due o tre giorni e ogni volta l’impressione è che sembra sia trascorsa solo una settimana dall’incontro precedente. Questo perché – e ci abbiamo provato – ci risulta impossibile organizzarci e frequentarci con una maggior continuità. Un po’ come i viaggi che si fanno durante le ferie estive: una persona mediamente benestante come me può permettersi una vacanza lunga all’anno. Questo per dire che, a cinquantasei anni e a essere ottimisti, mi restano una trentina di viaggi e altrettanti fine settimana da Fulvio. La vita, vista dal fondo verso il presente, sembra ancora più striminzita e non ha nulla da spartire con il panorama a perdita d’occhio che si contempla da qui, per questo è meglio rimettere il binocolo dal verso giusto. Si notano più cose belle. Ho conosciuto una persona che, se possibile, è ancora più gentile di me. Mi ha definito cintura nera di un argomento che condividiamo e che è tutt’altro che un’arte marziale. Non avevo mai sentito una metafora così spregiudicata e, se fossa stata espressa da un altro interlocutore, ne avrei frainteso la componente adulatrice se non un carico di aspettative per un impiego a suo vantaggio di una mia (riconosciuta) inclinazione. Nulla a che vedere con quello a cui sta lavorando, da settimane, il mio alunno preferito. Disegna a memoria i profili dei continenti, quindi i confini degli stati che lo compongono, e poi – almeno questo con l’aiuto di Internet – riempie ogni paese con i colori della relativa bandiera. Un’enciclopedia della concentrazione – e della solitudine – a cui dedica ogni momento libero in classe. Ma, si sa, le cose belle hanno una data di scadenza. Il mondo non è infinito (spero di non aver spoilerato nulla) e il corso di scrittura creativa che ho potuto frequentare grazie alla carta del docente è terminato. I corsi di scrittura creativa sono meglio della psicanalisi e creano dipendenza, forse perché creano aspettative, alimentano l’ego, ci danno la possibilità di leggere le minchiate che scriviamo a qualcuno al di fuori della nostra bolla. La scuola a cui ero iscritto, insieme all’attestato di frequenza, mi ha offerto uno sconto del 10% per farne un altro, che è un po’ come quelli che regalavano la droga pesante per fidelizzare la clientela dei consumatori di erba. So già come andrà a finire, questa volta. Ho davanti a me almeno una trentina di corsi di scrittura creativa e non voglio perdermene nemmeno uno, anche se, come vedete, non è che servano a molto.