sfumature di verde

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Il grande magazzino di mobili e prodotti per la casa ha cambiato il suo “angolo delle occasioni” in “angolo della circolarità” ma, al netto dell’operazione di greenwashing e nei fatti, è possibile trovare ancora la cosiddetta seconda scelta. Ieri ho fatto incetta di piatti a un euro, ma c’era chi valutava di adattare alcune assi in legno a esigenze diverse rispetto a quelle per cui sono state messe in commercio. Gli inservienti li riconosci perché hanno una vistosa scritta sulla schiena, un invito all’empatia che ti fa venire voglia di rivolgerti a loro anche solo per sapere come si chiamano e come stanno, come si sentono alla mercé di quella bolgia. Provo a chiamarli “Hey!” ma c’è troppa confusione e non si gira nessuno. Noi però siamo allenatissimi. Siamo freschi reduci da una visita all’Artigiano in Fiera a ridosso del Natale, a cui è seguito un pomeriggio intensivo al centro commerciale più esteso di Europa, e ora non temiamo più nulla. Bisogna prenderlo com’è: un parco divertimenti a tema, dedicato alla vita quotidiana e al ménage domestico. Lo riconosci dai diversi giochi che si inventano i bambini a seconda dell’ambiente. La scrivania con il computer diventa un ufficio di collocamento. La cameretta con il letto con il soppalco l’Himalaya e le sue vette da conquistare. Peccato che, quando eravamo piccoli noi, i mobilifici erano inviolabili come i luoghi di culto e quando il circo Aiazzone era sulla bocca di tutti eravamo già troppo grandi. Ma qui, la cosa che mi piace di più è il crogiolo di tipologie di famiglie che, metro alla mano, prende le misure alla vita che gli aspetta. Dai singoli appena sbarcati nella metropoli alle coppie assortite in tutti i gusti fino ai nuclei più numerosi, gente come noi che – a differenza dei parvenu che si spostano in SUV da un artigiano all’altro del distretto del mobile alla ricerca del singolo pezzo di design – non può permettersi il lusso ma che non vuole rinunciare al gusto. Noi, come sempre, ci riempiamo il carrello di stupidaggini, cose da nulla a cui solo lo scontrino in cassa conferirà una sostanziosa dignità commerciale. Le solite candele, un paio di contenitori in plastica trasparenti, forchette e cucchiai, gli appendiabiti in plastica. E poi, dopo, le immancabili chips da sgranocchiare in auto durante il viaggio di ritorno, per ungere per bene il volante mentre ripercorriamo la lista delle cose che, pur convenienti, abbiamo lasciato lì.

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