I genitori più ingombranti e presuntuosi sostengono addirittura che ci sia una parte di sé nei loro figli, una sorta di sensore impiantato nel DNA al momento del concepimento che trasmette gli stati d’animo e permette a papà e mamma di condividere brandelli di vita, un po’ come la teoria dei gemelli così omozigoti che restano in contatto scambiandosi emozioni anche dagli antipodi del pianeta, segnali così forti che nemmeno l’Internet Of Things. Non è tanto bella come visione della vita e della natura, se pensate che certi altri animali dopo poche settimane salutano i loro cuccioli, ognuno va per la sua strada e chi si è visto si è visto.
Nel genere umano si vive addirittura l’ansia da esame di maturità transgenerazionale. Non so come sia andata a voi. I miei genitori sono stati attenti alla mia crescita credo nella norma, secondo la consuetudine ai tempi in cui le cose da ragazzini erano considerate, appunto, cose da ragazzini. Mia mamma si è presentata a mia insaputa come spettatrice all’orale mettendomi un po’ in imbarazzo se non altro perché c’era il mio migliore amico che mi aspettava, a prova terminata, con una canna accesa, all’ingresso della scuola. Oggi c’è molta più ingerenza nel percorso scolastico dei figli (e nella loro vita tout-court), un comportamento che potrei limitarmi a testimoniare da insegnante ma che ammetto con rammarico essere fin troppo palese in me da genitore.
Dico questo perché dalle otto di stamattina mia figlia, la mia bambina, è alle prese con la prima prova dell’esame di stato. Ha frequentato un liceo del centro (noi viviamo in periferia, in senso proprio e in senso lato) la cui classicità – e l’associato classismo – lo si percepisce ovunque, a partire dalla sede. Una scuola che ti accoglie con la statua del famosissimo scrittore a cui è intitolato, giusto per mettere subito le cose in chiaro. Un androne, chiamiamolo così, tappezzato di lapidi e di epigrafi, pensate anche queste per mettere i millennials a proprio agio nella storia. Perché ci siete andati, direte voi. Che risposta volete che vi dia, dirò io.
Non ho le idee ben chiare, su questo argomento, come del resto non le ho su quasi tutto ciò che mi riguarda. Mi limiterò alla solita lista di cose che potete collegare o approfondire a vostra discrezione. Il primo giorno di scuola di prima, quando l’ho accompagnata con i mezzi fino a due fermate prima del luogo dell’appuntamento che si era data con due compagni mai visti se non su Instagram qualche giorno prima. Le prime insufficienze gravi con cui è inevitabile imbattersi, d’altronde le superiori non sono più le scuole medie e sono pensate apposta per affondare i più deboli e lasciar correre i predestinati. Il lockdown conseguente alla prima ondata di contagi, a fine febbraio del 2020, ricordate? Una cosa mai vista che ha costretto i nostri ragazzi a concludere l’anno chiusi nelle loro camerette e tutti gli escamotage per studiare il meno possibile ottenendo, allo stesso tempo, i migliori risultati. Poco prima di quella catastrofe avevamo iscritto nostra figlia a un centro in cui volontari aiutano i ragazzi a studiare, un posto pensato per chi non può permettersi l: accesso al mercato delle lezioni di private, e che mi ha convinto l’ennesima volta di quanto incredibile sia Milano. È durato poco, purtroppo. La DAD ha ingoiato tutto e tutti e la terza – per non dire il triennio – è volata via così. I suoi compagni di classe che non ho mai conosciuto, anche perché, al termine della seconda, sono stati smistati nelle altre sezioni. Io sono rimasto al modello della scuola primaria, vissuto da genitore. Conosci tutti e tutto perché, al termine delle lezioni, si va tutti insieme a giocare al parchetto dietro la scuola. Vi avviso, però: le cose a un certo punto cambiano.
La quinta, l’anno che si sta chiudendo, è stata più in linea con la scuola tradizionale come l’abbiamo conosciuta quando eravamo noi studenti, priva però della gita e di tutte quelle occasioni che rendono il liceo l’esperienza più costruttiva della vita. Resta il fatto che, nel giro di qualche minuto, ci siamo trovati alla notte prima degli esami a pensare cose come queste. Non si può che guardare avanti, quindi. Forza ragazza mia. Vai e spacca tutto.