Come i più banali e ritriti racconti di fantascienza, ho cominciato a scrivere storie nel 2057, all’età di novant’anni, per poi proseguire a ritroso nella vita. Tra i numerosi benefici che ne ho ricavato, com’è facile immaginare, ho trovato mia mamma incinta di me agli sgoccioli prima della maternità, a scartabellare negli archivi della segreteria della vecchia sede del liceo in cui ha lavorato, quegli uffici che poi hanno lasciato il posto al provveditorato. Mia moglie ed io, trentenni, abbiamo ripreso i campeggi in tenda e tutti i riti connessi, con nostra figlia ancora bambina, la vecchia macchina che, a scapito delle prestazioni, può esser riempita all’inverosimile con tutto il necessario per la vacanza, il vento di notte mentre cerchiamo di prendere sonno in tenda ma tutto è troppo, davvero troppo elettrizzante per addormentarsi, complice anche il materassino che si sgonfia. Anche mia suocera, che anche lei è novantenne ma lo è ora, eccola mentre prepara un caffè al bar latteria che gestisce insieme al marito. Insomma, come vedete, non era poi così difficile tenere sotto controllo le cose e raggiungere il fine ultimo dell’umanità intera, quello di cui ci si accorge dopo un bel po’ di inverni sul groppone e che ci fa domandare ok è troppo bello per essere vero, dov’è la fregatura. Prima o poi ci sarà qualcosa da pagare, corretto? E se ci sono riuscito io, chi siete voi per non provarci?