Il concertone di piazza San Giovanni, tanto quanto Sanremo o l’Eurovision Song Contest, è uno di quegli appuntamenti a cui è impossibile rinunciare quando hai l’ossessione della musica come il sottoscritto. Dopo due anni di smart playing, o tele-esecuzione chiamatela come volete, finalmente musicisti e maestranze sono tornati per mettere in scena il più complesso live dell’anno. Se avete dubbi sulla sua difficoltà organizzativa, vi invito a darvi da fare per recuperare qualche testimonianza. Provate a pensare a uno spettacolo collettivo con così tanti partecipanti, ciascuno con le proprie esigenze tecniche, praticamente senza prove, che va in diretta sulla tv nazionale per quasi dodici ore. Roba da matti. Quello che è certo è che ogni anno lo seguo sempre più malvolentieri, un chiaro segnale che il gap anagrafico tra me e giovani d’oggi si fa sempre più incolmabile. Ecco un veloce resoconto della giornata, almeno fino a quando non ce l’ho fatta più e sono andato a dormire.
GO_A: l’edizione 2022 si apre con una band ucraina, musica interessante e prova che dal Friuli in là hanno tutti l’eurofestival dentro
BANDABARDÒ con CISCO: ci sta, se è il tributo che dobbiamo pagare per vedere un po’ di musica live in tv. Ma “Bella Ciao”?
SINKRO: una merda, probabilmente raccomandato dalla lobby della musica romana
i vincitori dell’1M NEXT 2022: si vede che i talent musicali televisivi hanno depauperato ogni altro concorso se in finale arrivano questi qui
RAMONA FLOWERS: ma.cosa.cazzo
MOBRICI: in quota chitarra e voce che al primo maggio è la morte della musica, il solito indie-inutile
BIGMAMA: la ascolto e mi viene in mente che ci vorrebbe un generatore random di cose da fare quando suoni dal vivo un pezzo su una base che ha una featuring e il cantante ospite non è presente sul palco
CLAVER GOLD: niente male, ma anche lui sulla base. A questo punto potevano risparmiare e non noleggiare la batteria e gli ampli degli strumenti
HU: è quella di Sanremo, ma più che una divinità senza sesso mi sembra una divinità senza voce
ROVERE: finalmente qualcuno sotto i trenta che suona, una specie di Lunapop del nuovo millennio ma in chiave pinguini cosi lì nucleari
VV: volatilissima
ANGELINA MANGO: avevo molte aspettative perché la seguo, in quanto apprezzavo il suo papà. Parla di cose come i walkman che sono entità che non gli appartengono ed è per questo che potrebbe sfondare tra i boomer come me. Ha scritto, come dice lei, un pezzo troppo profondo per il suo target. Si conferma molto raffinata, si vede che c’è una bella produzione, e il pezzo è suonato molto bene
MR. RAIN: ed è qui che mi chiedo: ma sono tutti uguali? Questo ha il coretto con una specie di bambini di Povia che fanno oh sotto, è il primo che fa due pezzi, così penso che dev’essere uno importante e mi chiedo come sia possibile
FASMA: esordisce con quattro AH, l’autotune sul rock fa ribrezzo ma vi giuro che sono uno a cui piace l’autotune. Pensa se fossi stato uno contrario al suo impiego. Mi trovo al cospetto di una specie di Blanco con venature di Achille Lauro, in pratica la sintesi della musica contemporanea. Il secondo brano ha uno sviluppo un po’ più originale, per fortuna.
DEDDY con CAFFELLATTE, un nome che fa paura solo a sentirlo a chi è costretto a cimentarsi con i “Me contro te” quotidianamente., la sola zuppa degli innamorati ragazzini che cantarappano.
MECNA: al millesimo cantante uguale a tutti gli altri inizio ad averne i coglioni pieni. Lui veste però in modo più originale e ha una band. Mi sembra una specie di coma cose ma senza le cose e suona una specie di cover di Raf che non si capisce perché prendere così i ritornelli altrui che già facevano cagare prima.
BRESH: ho perso il conto dei cantarapper, ma quanti ce ne sono? Mi dà l’ispirazione per pubblicare un post su FB con lo sfondo delle merde in volo. Poi però con la canzone dello svuota-tasche è riuscito a sorprendermi. Bravo.
RANCORE: bravo ma pretenzioso, fa rap per adulti ed è fuori contesto, di Caparezza ce n’è uno solo ed è ineguagliabile. In più parla solo a se stesso.
PSICOLOGI: partono con la chitarra, poi la stessa voce biascicata degli altri. Una generazione che, più che l’analisi, avrebbe bisogno della logopedia. Qui capisco che quello fuori luogo sono io, ma sto lavorando e tengo la tv accesa in sottofondo. Il ritornello è gradevole, ma le strofe due coglioni.
VENERUS è il primo decente e ascoltabile della giornata, porta il tizio della lega braccianti sul palco a festeggiare con un reggaettino per i lavoratori e solo per sapersi mettere da parte vince tutto. Poi suona “Redemption Song” anche se non ci arriva con la voce, così fa finta che il microfono non gli funzioni. Nel finale poi si riprende e addirittura si lancia in vocalizzi soul. Bravo.
COMA con le COSE, a me non fanno impazzire perché lui sembra una specie di Alioscia dei Casino Royale e hanno tutti i pezzi che sembrano “sì con riso senza lattosio” in versione downbeat. Poi arringano alla folla e con la seconda canzone mi viene il diabete. Fanno tre pezzi, si capisce che hanno fatto il botto. Il pubblico conosce i pezzi, ed è un bell’effetto.
No, le VIBRAZIONI no, vi prego, anche se finalmente c’è qualcuno che scalda il pubblico ed è triste ammettere che questo compito tocchi a dei vecchi di merda. Però aspettavo Giulia ma Gliulia non è immensamente arrivata. Peccato.
Con LUNDINI e il suo cantautorato demenziale tiriamo un po’ il fiato, anche grazie al TG3 e a tutte le sfortune di questo periodo storico.
LA RAPPRESENTANTE DI LISTA: finalmente si fa sul serio, questa sì che è una band da primo maggio, lei canta benissimo, sono il meglio del presente, sul futuro chi lo sa
MAX PEZZALI: mi fa così cagare che non lo commento nemmeno. Poche cose mi irritano come le sue canzoni.
ARIETE: se si capisse cosa dice potrei anche scrivere due righe. Ribadisco: chitarra e voce al primo maggio NO. Però poi fa un bel discorsetto sull’amore e un po’ si fa voler bene.
COEZ: ritorna la formula rap melodico con la pronuncia delle vocali a cazzo, ed è subito voglia di coricarsi che domani si va a lavorare.
ORNELLA VANONI, un mito punto e basta, qualsiasi cosa faccia. Ma anche se non fosse così anziana. Il fatto è che dovrebbe scegliere canzoni più semplici e con tempi pari. O, se sono pari, non renderli dispari. Un plauso ai musicisti che sono riusciti a starle dietro.
NOTRE DAME DE PARIS: che merda
MARCO MENGONI, una grande voce svilita dai pezzi che fa, è la versione maschile di Annalisa e in più non ha suonato l’unica canzone bella che ha e che è una delle canzoni più belle mai sentite a Sanremo. Sprecatissimo.
CARMEN CONSOLI: conferma il suo stile inutilmente articolato e lezioso che me la rende ostica da sempre. Poi in questa formula “white stripes” con Marina Rei mi trasmette ancora più ruvidezza. Però ho pensato che entrambe hanno suonato nell’edizione del concertone a cui ho partecipato anch’io e chissà se, tra loro, parlano di me. Già me le immagino. “Hei, ti ricordi l’anno in cui ci siamo conosciute? Era l’edizione del Primo Maggio in cui ha suonato quel tizio che ora fa il blogger”.
TOMMASO PARADISO: già dalle prime note capisci che fa musica di merda prendendosi sul serio come nessun altro.
RKOMI: che poi è Mirko al contrario. Ambra cita per lui il testo della canzone popolare di Fossati. Ogni due parole ne salta una perché probabilmente sono parolacce e si autocensura, questo la dice lunga sui suoi testi. Sembra comunque musica semplificata per deprivati, una riduzione dell’arte per persone con gravi problemi di apprendimento. Poi nell’ultimo pezzo addirittura non ce la fa più e salta intere parti di strofa. Io boh.
Su LUCHÈ mi chiedo invece cosa facciano quelli che stanno sul palco davanti alla tavola apparecchiata con dei macchinari incomprensibili mentre i rapper cantano. Io mi porterei qualcosa da leggere. Comunque una merda anche lui. Ha avuto però il grande onore di indurmi a coricarmi, tanto il resto (LUCA BARBAROSSA con gli EXTRALISCIO, MARA SATTEI, GAZZELLE, FABRIZIO MORO che faccio fatica anche solo a scriverlo tanto mi fa cagare, ENRICO RUGGERI, ancora LE VIBRAZIONI e ACE con JOAN THIELE, VENERUS, GEMITAIZ e COLAPESCE) posso anche immaginarlo.
Sono impressionata da quanto i tuoi giudizi assomiglino ai miei. Tranne per Ariete, che è amica di un’ amica di mia figlia e allora le voglio bene, la trovo sincera e fresca come si dev’ essere all’ età sua.
Mentre leggevo il tuo commento mi è parso chiaro perchè la mia figliola ascolti sì Rovere e Gazzelle, ma principalmente quello che ascoltavo io all’ età sua , anzi ne sappia più di me al riguardo.
Per l’ esclusione di Le Vibrazioni, Tommaso Paradiso e Fabrizio Moro da ogni tipo di manifestazione musicale sarei quasi disposta a organizzare una petizione su Change.org, ma tutto sommato basta il telecomando .
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi di Ambra ( emmò bbasta però col 1 Maggio) e …ahemmm … Bugo.
P.S.:che bella l’ edizione del 96 ( tolti Zucchero e Luca Carboni)! I Blindosbarra a me piacevano , mannaggia 😉
Sono andato a cercare qualcosa di Ariete e mi associo al tuo parere. Non ha reso molto dal vivo, ma le sue canzoni sono, in effetti, molto fresche. Gazzelle piace molto anche a mia figlia. Il mio problema è che ascolto tantissima musica attuale ma nulla di italiano, proprio non mi ci ritrovo. Ci sono tante band e songwriter americani e inglesi che mi sembrano anni luce dalle produzioni locali. Ambra ormai è un animale da palco e la trovo un’ottima presentatrice. Chissà se le daranno prima o poi Sanremo. Quanto a Bugo, poteva prepararsi un po’ meglio 🙂