Se partecipassi a uno di quei telequiz di una volta in cui il concorrente sceglie l’ambito delle domande a cui rispondere su un tabellone, sono certo che eviterei la cultura generale spicciola perché lamento diverse lacune. Non ho mai visto “Matrix” e “Il silenzio degli innocenti”, per farvi un esempio, questo mi impedisce di cogliere tutti i meme sui loro protagonisti che circolano sui social. E, per continuare con i film su cui vedrei sfumare il montepremi in palio, ho visto “Tutti insieme appassionatamente” per la prima volta quando ero abbondantemente adulto, benché fosse una delle storie natalizie preferite da mia mamma. Ma, a dirvi la verità, non ricordo tutta questa abbondanza di repliche cinematografiche passate in tv quando ero bambino, o almeno prima dell’affermarsi delle emittenti commerciali, quindi forse fino a un certo punto non è colpa mia.
Questo per dire che conoscevo molto bene lo standard jazz di “My favorite things” nella versione immortale di Coltrane ma non sapevo che appartenesse alla colonna sonora del classico con Julie Andrews. Addirittura ero convinto che fosse tratta dal cartone Disney “Alice nel paese delle meraviglie”, film animato in cui mi sono imbattuto per la prima volta a quarant’anni suonati, insieme a mia figlia, scoprendo l’equivoco.
Ogni volta in cui “My favorite things” passa in tv ripenso a quante cose non so e a quante figuracce potrei fare conversando con la gente prendendo cantonate di questo tipo. Meno male che non parlo quasi mai con nessuno. Piuttosto, ho apprezzato l’utilizzo del brano nel concept degli spot del Mulino Bianco. E, se chiedessero a me cosa piace fare a colazione, al netto del fatto che se potessi mi farei recapitare ogni mattina una pizza calda con salsiccia e friarielli, tanto amo il salato a scapito del dolce, risponderei che la mia favorite thing è scuotere i biscotti sulla tovaglietta per scrollare tutte le briciole prima di immergerli nel caffelatte. Un’abitudine che le persone con cui vivo e mi sveglio – i miei genitori prima, la mia famiglia dopo – trovano talmente irritante da avermi indotto nel tempo a desistere.
Non ricordo quale, tra le mie precedenti partner, mi fece notare che si trattava di una pratica inutile. I biscotti sono composti interamente da briciole ed è impossibile scrollarle tutte, quasi si trattasse di un paradosso come quello di Achille e la tartaruga o altre minchiate da filosofia da tanto al mucchio che, se qualcuno te le vuole dar da bere a colazione al posto del latte o del caffè, tanto è meglio mettere le cose in chiaro e interrompere la relazione all’istante. Soluzione a cui, come è facile immaginare, ho prontamente provveduto. Oggi, però, raggiunta la maturità che l’essere vecchio comporta, devo ammettere che la persona in questione – davvero non ricordo di chi si trattasse – aveva ragione. Anche scrollando il biscotto il più vigorosamente possibile, quando lo immergi nel caffelatte un po’ di briciole si staccano e si spandono sulla superficie immacolata di ciò che hai nella tazza, rovinando esteticamente uno dei riti più belli della giornata, così importante che ci fanno persino pubblicità con tanto di musiche straordinarie tratte dal Real Book degli standard jazz.
Quindi, cari pubblicitari del Mulino Bianco, potete fare a meno di utilizzare la mia idea come spunto per il prossimo spot. E, se posso permettermi un consiglio, toglierei anche dalla circolazione l’ultimo soggetto, quello che passa ora in tv, quello dei tarallucci. Secondo me vi siete lasciati prendere troppo la mano. Quella dei biscotti lasciati cadere nella tazza colma è una pratica che non piace a nessuno. Chi mai troverebbe consolatorio il tè o il latte che schizza sulla tovaglia o sui vestiti, i propri o quelli delle persone che fanno colazione con noi? Io lo trovo davvero inopportuno. Tanto vale, allora, uno come me che sbatte gli oro saiwa nella vana speranza di togliere di mezzo tutte le briciole.