Abbiamo avuto allenatori stranieri delle nostre squadre di calcio, Eike Schmidt è il direttore degli Uffizi e anche nelle aziende, specialmente ai vertici delle filiali locali delle multinazionali, è facile trovare manager non italiani. Per questo la proposta di un Presidente della Repubblica di un’altra nazionalità mi sembra la più efficace, considerando la penuria di candidati a questo giro di elezioni e, soprattutto, la difficoltà di mettere d’accordo i due poli in cui è divisa la nostra politica. L’ipotesi Angela Merkel, oramai prossima alla conferma, sembra la più efficace e ha lo stesso sapore dei grandi campioni della NBA che, vinto tutto quello che c’era da vincere negli Stati Uniti, e destinati alla panchina per motivi di età, si trasferiscono nelle squadre della nostra massima serie per fare ancora la differenza. Angela Merkel soddisferebbe tutti i requisiti: è brava, è qualificata, è donna, piace a tutti. Certo, qualcuno degli altri candidati nostrani potrebbe leggere nella sua elezione un affronto personale, pensate solo a chi in passato ne ha criticato la sua avvenenza. Però, consapevoli del successo ottenuto nella sua nazione di origine, è ovvio che risulta l’unica in grado di guidarci in questa complessa fase di transizione. Provate a immaginare: la Merkel presidente e Draghi nella stanza dei bottoni. Un’Italia un po’ tedesca e più europea è proprio quello che ci vuole.
In fin dei conti il Vaticano sono cinquant’anni che fa così…
Comunque il rischio concreto di una simile risoluzione è che pensi ti ritroverai con la Merkel presidente, ed invece viene eletto Trump.