Una cosa su cui mi trovate pienamente d’accordo riguardo il lavoro da casa che ho letto tempo fa e che ho anche riportato qui da qualche parte – solo che non in questo momento ritrovo il link – è che il passo dal lavoro da casa all’isolamento è assai breve. Si faceva l’esempio dell’Overlook Hotel e di come vivere con i contatti con il prossimo ridotti all’osso possa mandarti seriamente in tilt. Lo smart working evita il bagno di folla e tiene al riparo dalla gente, siamo d’accordo. Ai tempi del Covid chiunque può risultare un appestato e starsene alla larga dai rischi è una tentazione irresistibile. Il fatto è che io e voi siamo animali sociali, quante volte ce lo siamo detti, e dagli altri c’è sempre da imparare.
Ieri ho preso un treno in Cadorna in quello che, ai tempi pre-pandemia, era l’orario di rientro degli impiegati e in pochi minuti ho avuto la fortuna di ritrovarmi circondato da dialoghi estremamente interessanti. Le persone conversano tra di loro. Le persone conversano con altri al telefono. La cosa più bella di cui sono stato testimone è stata una chiamata di lavoro in cui una delle due interlocutrici, quella che si trovava a pochi passi da me, ha detto a chi si trovava all’altro capo della linea una delle affermazioni più avvincenti che mi sia capitato di sentire al di fuori della mia confort zone da quando giriamo con la mascherina e ci dobbiamo spalmare il gel antisettico sulle mani. “Ti prego non mettere in copia Cinzia”, ho sentito esclamare. Un monito a cui non occorre aggiungere altro. Una richiesta d’aiuto. Almeno, io la ho interpretata così.
Vi chiederete cosa ci sia di così speciale. So che qualcuno di voi è stato insignito dell’onere di pensare al titolo di un romanzo ed è da settimane che seguo dibattiti a proposito. Qualcosa che, stampato su una copertina, accompagnato da un disegno realizzato in uno di quegli stili che vanno tanto di moda e che attirano i lettori che si fanno attirare dalle copertine che strizzano l’occhio alla grafica di tendenza, attiri i potenziali lettori che si fanno attirare dalle copertine che strizzano l’occhio alla grafica di tendenza e li induca a metter mano al portafogli.
Tu che hai proposto “Un libro da leggere” mi hai convinto all’istante. Io lo comprerei immediatamente. Peccato che ora ci siano ben altre priorità. Quell’altro che esternava discorsi inconcludenti e che pensava che strizzare l’occhio alla letteratura americana avrebbe spalancato le porte delle classifiche dei best seller ha toppato in pieno ed è stato – giustamente – mandato a quel paese. Per questo vi propongo, come titolo, “Ti prego non mettere in copia Cinzia”. A me è piaciuto talmente tanto che non solo penso sia una figata, ma ho anche pensato di cambiare il nome a questo blog. Basta con alcuni aneddoti e sa il cazzo che cosa voglia dire. Immergiamoci nella folla. Mettiamoci la mascherina e prendiamo i mezzi pubblici. Ascoltiamo di che cosa parla la gente. Ti prego non mettere in copia Cinzia. Ripartiamo da qui.
Però “Ti prego non mettere in copia Cinzia” mi sembra il titolo di uno di quei romanzi in cui manco c’è un personaggio che si chiama Cinzia.