Il sistema che regolamenta la scansione delle stagioni è dettato da fattori che talvolta esulano da ciò che impone la natura, al netto del cambiamento climatico che stiamo vivendo. Se chiedi a una scolaresca come la mia quali sono i mesi di cui si compone l’estate è facile che ti rispondano giugno, luglio e agosto, quando invece le cose non sono proprio così. Ne sappiamo qualcosa noi, gente del novecento, che abbiamo provato l’ebbrezza del rientro in classe il primo di ottobre. In quella che sembra un’era geologica fa probabilmente l’organizzazione della scuola funzionava meglio perché c’era più tempo. Il personale amministrativo rientrava come i docenti dalle ferie il primo di settembre e c’era un mese pieno per reclutare gli insegnanti e partire con il piede giusto. Poi si è anticipato l’inizio delle lezioni di tre settimane ma il resto del calendario non è cambiato di molto. I motori della macchina organizzativa che parte dal ministero, passa per gli uffici scolastici regionali e provinciali e si parcellizza nei singoli istituti a scapito dei dirigenti e del loro staff si accende a ridosso del primo collegio docenti e rispettare una tabella di marcia è una sfida persa in partenza.
Lasciate perdere gli annunci a effetto wow della politica: a noi mancano sei docenti di matematica e scienze su sette, per dire, e meno male che c’è appena stato un concorso focalizzato sulle discipline STEM. Il registro elettronico va a regime in media a metà ottobre, stesso discorso per l’orario definitivo, la disponibilità di palestre e laboratori eccetera. Per non parlare degli interventi di manutenzione a carico dell’amministrazione comunale, che difficilmente terminano prima della campanella d’inizio. Ai non addetti ai lavori sfugge il motivo per cui non sia possibile regolare in modo più efficace gli ingranaggi che fanno funzionare il tutto sia a livello locale che nazionale. Se non è possibile far tornare il personale docente e non docente a scuola a metà agosto, in modo da garantire efficienza già dal 13 settembre, perché non si spostano in avanti le date del calendario scolastico facendolo durare dal primo ottobre al 30 giugno?
Io me li ricordo bene i mesi di settembre ancora in vacanza. Per certi aspetti erano i migliori. Avevo una casa in campagna, mi dilettavo a cercare funghi nei boschi e la sera, a spasso in bicicletta con gli amici, era bene coprirsi. Oggi ho provato una sensazione di fresco come quelle di allora, forse è stata la prima del nuovo anno scolastico, e il confronto mi ha messo di cattivo umore. Per fortuna che è durata poco, la scuola non è certo un posto per gente che patisce le alte temperature.
E così come ai grandi, anche ai bambini non piace stare in classe quando fa caldo. Forse è per questo che i miei alunni sono convinti che il primo giorno di scuola coincida con il primo giorno di autunno, e quando gli dici che bisogna aspettare l’equinozio del 22 ti stupiscono con la loro espressione meravigliata. Qualcuno si chiede che cosa ci facciamo qui. Qualcun altro si presenta già con la felpa sopra la maglietta, in pieno mood da rientro. Io ho provato stamattina a indossare una camicia leggera di colore azzurro chiaro con le maniche lunghe, ma a metà lezione ero già pezzato nei punti in cui sudo di più. L’esperienza mi ha insegnato a prediligere i capi di abbigliamento scuri per dissimulare il disagio e non suscitare ilarità nel prossimo, soprattutto nei bambini che interpretano le chiazze sui vestiti dei maestri a loro modo come macchie di Rorschach qualsiasi, ma vi assicuro che, dopo una certa età, certe brutte figure sono l’ultimo dei problemi.