Dalla fiction americana è facile rendersi conto, al netto dei compagni di classe che fanno irruzione con i mitragliatori, quanto sia divertente andare a scuola. Anzi, possiamo delineare per bene gli stereotipi a seconda della nazionalità. Negli USA hanno armadietti, mense e laboratori fighissimi e sviluppano le foto nelle camere oscure. In Francia i prof riescono a dare opportunità ai figli degli immigrati nelle banlieue. Nei paesi del nord-Europa ci facciamo il sangue marcio perché studiano nei boschi e vanno a scuola con gli sci. In UK gli adolescenti rubano i medicinali agli anziani e da noi c’è Veronica Pivetti da sempre.
Da qualche tempo però ho notato che anche le nostre scuole superiori ci danno dentro con lo storytelling dell’identità e dell’appartenenza. Ieri c’era un ragazzo seduto al tavolino del locale in cui stavo consumando una specie di brunch che indossava una t-shirt con la faccia stampata di Alessandro Volta. Il suo ritratto più celebre, quello con il collettone a deltaplano e il fazzoletto ricamato al collo che hanno messo pure su Wikipedia. Mi sono chiesto perché un millennials dovrebbe girare con una maglietta di uno scienziato vissuto più di due secoli fa anziché sfoggiare la t-shirt dei Måneskin e poi ho capito. Ad Alessandro Volta sono intitolati numerosi licei scientifici e tecnici in Italia, e quello di Milano è uno dei più famosi e selettivi. Mi sono ricordato così che anche il classico di mia figlia vende del merchandising e, detto tra noi, se ci fosse in commercio una maglietta con la faccia di Manzoni (Alessandro, quello vero) non esiterei ad acquistarla. Da loro purtroppo fanno solo delle felpe color magenta con un logo molto moderno realizzato dai ragazzi. La differenza è che un cinquantaquattrenne con la felpa e il cappuccio da Eminem farebbe ridere i polli, mentre una maglietta con l’autore del mio libro preferito in assoluto sarebbe molto più autoironica, ve lo dice uno che gira con le magliette sbagliate di Dietnam.
Ho pensato così alle superiori che ho frequentato io, dedicate a Giuliano della Rovere. Proprio lui, papa Giulio II, il cui valore storico è fuori discussione ma, al netto del suo mecenatismo, non lo ricordiamo certo per la sua figura di pontefice come intendiamo un papa ai tempi di papa Francesco. Che tipo di gadget si potrebbero realizzare con l’effigie del papa guerriero? Con quel look e quella faccia mi spiace, ma la maglietta proprio non la indosserei mai.