Qualche tempo fa sono intervenuto in un dibattito in un gruppo FB inerente l’acqua che beviamo e come migliorarla. Ci sono però un bel po’ di doverose premesse da fare:
1. discutere non serve a un cazzo
2. discutere su FB porta se possibile ancora a meno risultati
3. la gente è sempre più cattiva, dal vivo, sarà per via del Covid e del Green Pass
4. la gente è sempre più cattiva, sui social, sarà per via del Covid e del Green Pass
5. in ogni discussione c’è sempre il rischio che scoppi una guerra civile, quindi attenzione a cosa dite, come commentate, con chi parlate eccetera eccetera e non importa di cosa stiate parlando. Anche se parlate dell’acqua che beviamo e come migliorarla, c’è gente pronta a venire alle mani.
Comunque il tema era, come dicevo, l’acqua che beviamo e come migliorarla. La discussione era moderata da gente molto preparata, laureati in chimica e che si occupano di sistemi di depurazione, purificazione e cose così. Professionisti che installano macchinari domestici che rivoltano l’acqua come un calzino in ogni sua particella rimuovendo qualsiasi impurità. Un tecnologia che ha dell’incredibile. Io l’ho provata a casa di mio cognato. Aveva un boccione sotto il lavandino con una specie di secondo rubinetto azionando il quale l’acqua dell’acquedotto, che da me normalmente è abbastanza una merda, si trasformava in acqua di montagna. Non sto scherzando. Poi mio cognato si è rotto i maroni di quel sistema, non mi ricordo perché, ma a me è spiaciuto perché l’ho vissuta come una sconfitta dell’ecologia.
Poco tempo dopo qui da noi sono comparse le case dell’acqua. Postazioni da cui è possibile servirsi gratuitamente di quella che chiamiamo l’acqua del sindaco. Liscia e gassata. Sempre fresca. Una figata. Lo sbattimento è, come potete immaginare, il rifornimento. Io bevo come un cammello, ho due cestelli da 6 bottiglie da un litro ciascuno, e in estate 12 litri d’acqua mi durano meno di due giorni. A volte la voglia di riempirle latita, ma piuttosto che acquistare le bottiglie di plastica al supermercato farei qualunque cosa.
In un momento di debolezza poi mi hanno consigliato dei cilindretti di ceramica da mettere nella caraffa dell’acqua del rubinetto. Li ho provati e vi giuro che ne migliorano il sapore di molto. Il problema è che si tratta di un prodotto borderline con l’omeopatia, i grillisti e tutta quella roba da guaritori magici lì, e quindi non sempre è facile accettarne il beneficio. Per questo, come vi ho anticipato prima, quando ho portato la mia testimonianza alla discussione di cui sopra – dicendo di usare i cilindretti di ceramica – sono stato tacciato di omeogrillismo dagli altri, e quindi me ne sono vergognato. Qualcuno si è persino vantato di aver fatto credere a uno di questi omeogrillisti di fabbricarsi l’acqua in casa unendo gli atomi di idrogeno – acquistati a Leroy Merlin – all’ossigeno dell’aria catturata in campagna. Insomma, per farla breve, da allora i cilindretti di ceramica non li uso più e, anche quando non ne ho voglia, carico in auto i cestelli con le bottiglie vuote e vado a riempirle alla casa dell’acqua.
Poi però ho visto questa pubblicità e mi ha ingolosito, se non altro perché il muletto che sfonda la parete è piuttosto convincente.