Giocare con le parole è un passatempo antico come il linguaggio, un divertimento iconoclasta che vuole depotenziare significanti e significati e mostrare la nudità di quello che diciamo e scriviamo. Le parole saranno anche importanti ma sono tutt’altro che insostituibili e lo dimostra quell’usanza infantile di cambiare i versi che trasmettono maggiore solennità, a partire da poesie, canzoni e preghiere. Una cosa da bambini che resta nel bambino che resta con noi, insieme a certe barzellette e tutto ciò che riguarda la sfera della risata facile. L’imitazione volutamente scherzosa se non dissacratoria, quella che rientra nell’ambito della parodia, è una pratica a cui ci siamo dedicati tutti e che, nei casi di eccessiva dedizione, rimane come vera e propria forma mentis, un approccio con il quale si hackerano i costrutti per ottenerne una versione capovolta nel contenuto – ma dall’analoga forma – ancor prima della stesura originale. E se già ci sono stati progetti in cui la parodia delle canzoni ha avuto un buon successo (pensate ai brani di Elio e le storie tese o a “M’e’ morto i’gatto” degli Edipo e il suo complesso) bastano qualche dispositivo digitale e un po’ di tempo da gettare alle ortiche che ci si può costruire una professione. Youtube è satura di giovanissimi videogamer che riadattano le hit del momento con strofe piene di tecnicismi presi dallo slang dei giochi più in voga, parodie da decine di migliaia (se non milioni) di visualizzazioni a dimostrazione che c’è un nuovo mercato pronto da spremere e servito su un piatto d’argento. I miei alunni vanno matti per questa roba immonda e quando gli chiedi che musica ascoltano o di proporre una canzone per far conoscere ai compagni i propri gusti, eccoli con l’ultima versione di un brano di Rovazzi o Sangiovanni che trasuda neologismi del calibro di shoppare, pigman, crafta, pvp, creeper eccetera. A onor del vero sono i maschi che prediligono queste schifezze, perché le bambine vanno dritto al punto e chiedono senza peli sulla lingua di mettere i video dei loro eroi di Amici. Posso quindi confermare che la parodia con testi tratti dai videogiochi è ormai un genere musicale fatto e finito e, come si reclama la dignità sportiva per chi passa giornate intere con la console in mano, le parodie avranno prima o poi la loro dignità artistica e riempiranno San Siro.