il sorpasso

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Una delle mosse più pericolose in macchina è affiancare in sorpasso un’altra auto in una strada a due corsie in prossimità delle strisce pedonali. Se qualcuno si avventa in un attraversamento in extremis, mentre la vettura sulla destra frena all’ultimo per lasciarlo passare, il rischio di travolgerlo è elevato.

Mi è capitato qualche giorno fa e per mia fortuna sono riuscito a inchiodare in tempo. Avevo un camion al mio fianco che occultava completamente la vista. Non ho notato il suo fermarsi all’improvviso e mi sono trovato all’improvviso davanti un ragazzo che, giustamente, mi ha fulminato con lo sguardo. Mi sono scusato all’istante, anche se giustificarsi quando si commette un errore di quel tipo – che si potrebbe rivelare fatale – lascia il tempo che trova, ma ancora prima di spegnere la radio per aumentare la concentrazione su quello che era appena accaduto e trovare le parole per dirgli che avevo sbagliato mi ha mostrato il pollice in alto con significato ironico, come a dire “bravo, coglione”. Non l’ha detto solo perché era straniero. Non ho colto però l’idioma con cui mi ha sparato affanculo. Ho cercato comunque di mostrargli il mio rammarico, sottolineando in più il fatto che il furgone mi aveva completamente oscurato la visuale. Non so perché ma sono bastate quelle parole per ribaltare completamente la situazione. Mi ha sorriso, ci siamo salutati e si è affrettato a raggiungere l’altro lato della strada.

Il passaggio pedonale si trova a ridosso del parcheggio di un discount. Ci ho fatto caso solo il giorno dopo, passando di lì alla stessa ora. Ho percorso il tratto più lentamente, memore di quanto successo il giorno prima. A pochi metri da lì è sbucato ancora lo stesso ragazzo che avevo rischiato di investire. Ho scalato e fermato con ampio anticipo il veicolo, questa volta, per farlo passare. L’ho scrutato in volto, sperando mi riconoscesse e si accorgesse del gesto. Ho anche pensato che si trattasse di un dipendente del discount che, come il giorno precedente, aveva appena terminato il suo turno. Questa volta però indossava gli auricolari e sembrava molto concentrato nella musica che stava ascoltando. Ha attraversato accendendosi una sigaretta senza nemmeno voltarsi. O forse mi ha osservato con la coda dell’occhio e ha fatto finta di niente. Così ho aspettato che giungesse incolume alla fine delle strisce, ho ingranato la prima, ho cambiato stazione alla radio e sono ripartito.

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