Al più recente consiglio di classe aperto la coordinatrice dei docenti di mia figlia ha detto che i ragazzi seguono le lezioni, che intervengono poco e talvolta devono essere sollecitati, che studiano ma potrebbero impegnarsi di più, che sono uniti tra di loro e che tutto sommato sono una buona classe. Ho partecipato anche agli altri analoghi incontri organizzati quest’anno e aperti ai genitori. Ricordo il precedente, a ridosso degli scrutini del primo quadrimestre. La coordinatrice, ma anche gli altri colleghi di team erano d’accordo, aveva sottolineato che i ragazzi seguono le lezioni, che intervengono poco e talvolta devono essere sollecitati, che studiano ma potrebbero impegnarsi di più, che sono uniti tra di loro e che tutto sommato sono una buona classe. Mia figlia frequenta la quarta superiore e, concluso il biennio, la sua seconda era stata smembrata tra varie sezioni. Ai tempi aveva un corpo docente diverso da quello attuale, ma anche loro, nei consigli di classe aperti, dicevano a noi genitori che i ragazzi seguono le lezioni, che intervengono poco e talvolta devono essere sollecitati, che studiano ma potrebbero impegnarsi di più, che sono uniti tra di loro e che tutto sommato sono una buona classe. E io già ai tempi mi ero stupito, perché quando mia figlia frequentava la secondaria di primo grado, quella che conosciamo come scuola media, mi ricordo benissimo che i professori ci avevano restituito più volte un quadro della classe la cui sostanza era che i ragazzi seguono le lezioni, che intervengono poco e talvolta devono essere sollecitati, che studiano ma potrebbero impegnarsi di più, che sono uniti tra di loro e che tutto sommato sono una buona classe. Non vi nascondo la sensazione di deja-vu: anche le maestre della primaria, per raccontarci il contesto didattico, ci parlavano spesso di una classe formata da bambini che seguono le lezioni, intervengono poco e talvolta devono essere sollecitati, studiano ma potrebbero impegnarsi di più, uniti tra di loro e, tutto sommato, una buona classe. E ritenetevi fortunati del fatto che non mi ricordo cosa si diceva alle riunioni alla scuola materna. Ora, probabilmente il problema è mia figlia che, come un re mida al contrario, rende con la sua presenza tutto quello che ha intorno a sé uguale a uno standard di basso livello. O forse i consigli di classe aperti ai genitori sono una perdita di tempo perché, in fondo, c’è ben poco da comunicare. Oppure gli insegnanti fanno fatica a diversificare il loro spirito di osservazione sul materiale umano che hanno di fronte e, abituati a modelli che non si sa bene da dove derivino – probabilmente dalla notte dei tempi della scuola – ripetono un copione di cui sono sicuri, mica che poi qualche genitore voglia andare nel dettaglio o faccia qualche ricorso. D’altronde, come biasimarli, con così tanti studenti davanti giungere a una sintesi adeguata non è facile.