È indubbio che certi album usciti negli anni 90 siano stati pensati per la fruizione digitale. C’era il vezzo, per esempio, di utilizzare samples della puntina sul vinile con i vari rumori annessi, a partire dai granelli di polvere a infastidire la riproduzione – gli stessi che mandano in bestia i cultori della perfezione di ascolto – per conferire un mood vintage ai brani. Avete letto bene: negli anni novanta si potevano cogliere già i primi vagiti di retromania del mondo in analogico. Addirittura, per “Dummy”, le parti di batteria sono state stampate su vinile per poi essere riutilizzate in loop o date in pasto al dj che accompagnava i Portishead dal vivo. Lo dicono loro stessi in un breve documentario che ho trovato su Youtube e che vi linko qui sotto. Sono in possesso di una copia della ristampa del loro esordio a 33 giri e, in effetti, benché l’abbia acquistata con la massima consapevolezza, non ha molto senso.