Sebbene non crediate ad alcunché, gli auguri non devono essere fraintesi. Possono essere resi in un pensiero, un messaggio, una telefonata, un saluto, un abbraccio. Qualche sera fa ho bevuto una birra e mi è venuta voglia di mandare un saluto al CEO di un’azienda che era stato mio cliente nella mia vita precedente. La lezione che ne ho tratto è che è meglio evitare di andare su LinkedIn quando siamo un po’ brilli, soprattutto se si fa un lavoro come il mio, grazie al quale possiamo anche farne a meno. Nell’insieme mi sento di dire che se la Pasqua non è una vera e propria celebrazione – ogni anno cade in un giorno diverso – è impossibile negarne la portata dirompente, anzi disruptive, proprio come ho definito il mio contatto nelle parole di affetto e stima professionale che gli ho mandato. Mi ha risposto wow e basta, quando io mi aspettavo qualcosa di più. C’è un significato in tutto questo. Alla tele davano la Via Crucis con il Papa in diretta, con i bambini che facevano gli speaker e portavano le effigi sacre e tutto il resto, e ho pensato che sia un peccato – non nell’accezione cristiana del termine – vivere privi di una dimensione orientata alla solidarietà e al sociale, ancora prima della sfera spirituale. Che poi non è vero, siamo brave persone lo stesso. Ma facciamo più fatica a dimostrarlo.