Trovo decisamente estenuante questo rilascio lento e continuo di nuovi rientri alla normalità che si protrae ormai dallo scorso anno. A pochi giorni dal raggiungimento della data indicata come termine per una ripartenza della vita che si faceva prima della pandemia, o almeno con qualcosa che le somigli, ecco un nuovo decreto che la sposta più in là di qualche settimana. Non ne faccio un problema di riaperture, non è questo il punto. Non si fa prima a dire che saremo costretti a restare barricati in casa fino a dicembre 2021 o a giugno 2022 e non se ne parla più fino ad allora? Se poi le cose miglioreranno in fieri, tanto di guadagnato. A cosa dobbiamo questa scarsa lungimiranza celata sotto una superflua veste di ottimismo fuori luogo e regolarmente disilluso? Questo protrarsi di mete che si allontanano quando le abbiamo a portata di mano sembra una sorta di campionato mondiale di paradossi di Achille e della tartaruga. Noi andiamo spediti come il piè veloce ma la posta in gioco – lenta come una quaresima – ha sempre quel pezzettino di vantaggio in più che ci lascia con un pugno di mosche. Conversavamo giusto con mia figlia a proposito di quanto i paradossi fossero stronzate a pranzo, qualche giorno fa. Mia moglie era fuori per lavoro e lei era reduce dalle sue cinque o sei ore quotidiane di videolezione. Zenone a parte, ci siamo soffermati sulla storiella dei gemelli e della navicella spaziale, avete presente? Ci dicevamo che è una teoria che non ha senso: noi invecchiamo perché abbiamo un timer interno il cui avanzamento è determinato da un meccanismo programmato dal nostro organismo e non da un sistema universale. Qualcuno dovrebbe provare a mandare nello spazio un forno, altroché cagnette che poi chissà che fine fanno. Mettete un forno su un razzo, impostate il timer su venti minuti – più o meno quanto ci mette a cuocere la pizza fatta in casa – e vedrete che il campanello suonerà nello stesso momento sia sulla terra che su Marte. Che poi mia figlia è bravissima e il paradosso è proprio che sta tollerando questo furto della sua giovinezza in un modo encomiabile. Anzi, se vogliamo fare una similitudine, la vita è Achille e i ragazzi come lei sono le tartarughe, persone che si portano la casa in cui sono reclusi sul gobbone e, quando la vita se li riprenderà, che riescano a liberarsene è tutto da vedere. O forse Zenone aveva ragione e le tartarughe saranno sempre un pelo più in avanti per non lasciarsi mai raggiungere.