Una mia collega sostiene che nella frase “Chi hai incontrato ai giardini” il complemento oggetto sia “hai incontrato”. Si chiama Eleonora ed è la stessa di qual è con l’apostrofo. Lo ha notato la mamma di un suo alunno durante la DAD che, come Eleonora e me, fa l’insegnante. Segue suo figlio, che ha Eleonora come docente delle materie dell’area linguistica da ottobre, durante le lezioni da remoto perché è beneficiario di un piano personalizzato volto all’inclusione come tanti altri bambini che, per una cosa o per l’altra, non riescono a tenere il ritmo della classe. Ma quindi, i genitori che assistono sono un problema o no?
A differenza dello scorso anno, a questo giro di didattica a distanza c’è stato un netto miglioramento della questione, nella mia classe. Faccio molte più ore sincrone e a tutti i bambini insieme, mentre con il primo lockdown avevamo formato dei gruppetti con incontri ridotti al minimo, privilegiando le lezioni asincrone. Ma erano bambini di prima e non tutti sembravano in grado di gestire il dispositivo e la piattaforma in autonomia. Ora, un po’ perché sono più grandi e un po’ grazie all’esperienza acquisita, li vedo da soli alle loro postazioni. Ogni tanto fa capolino una mamma, un papà o un nonno per controllare se tutto fila liscio. Ma nell’insieme nessuno si lamenta.
Io ho dato disposizioni affinché l’ambiente in cui si collegano sia adatto alla scuola da casa. Il posizionamento dei device deve consentire di scrivere sui quadernoni o sul libro ma, allo stesso tempo, garantire la possibilità di accendere o spegnere il microfono facilmente e senza dover spostare nulla. Il tutto possibilmente consentendo ai bambini una postura corretta – le ore al pc iniziano a essere tante – e soprattutto comoda. Ho suggerito di evitare che ci sia una fonte luminosa alle spalle per evitare riflessi sullo schermo – e fastidi agli occhi – e l’effetto controluce per l’insegnante. Nei casi in cui dei bambini da qui si vede solo la fronte ho chiesto di usare uno o più cuscini sulla sedia, in modo da migliorare la comunicazione docente-alunno con tutta la forza espressiva della mimica facciale. Il fatto è che la loro autonomia coincide con la nostra emancipazione dagli adulti che suggeriscono e, soprattutto, dall’ingerenza sul metodo adottato e sulla nostra competenza, abbattendo quindi la possibilità che qualcuno possa accorgersi delle colleghe che, come Eleonora, sostengono che nella frase “Chi hai incontrato ai giardini” il complemento oggetto sia “hai incontrato”.
Anche mia figlia, che è grande e fa la quarta superiore, segue le lezioni da casa e io evito come la peste di trovarmi coinvolto in un qualunque momento di vita quotidiana in classe, a partire dalle spiegazioni per non parlare delle interrogazioni. L’altra mattina stavo lavorando in sala e, non chiedetemi perché, ha deciso di partecipare all’ultima ora in classe con me vicino. C’era la prof di scienze che procedeva con una serie di interrogazioni programmate e che ha portato a termine dieci minuti prima della fine dell’ora. La prof di scienze è alle soglie della pensione e non risalta certo per iniziativa né per quella verve che fa appassionare i ragazzi alla disciplina. «Mancano dieci minuti: che cosa facciamo ora?» ha chiesto. Il più brillante della classe – siamo in una quarta liceo classico, quella che una volta era il secondo anno del triennio – è intervenuto dicendo che si poteva chiacchierare un po’. «Ci dica come si sente lei in questo momento», ha chiesto.
La buona prassi impone ai docenti di avere sempre qualcosa pronto da fare per evitare i buchi. Meglio abbondare con le attività, non si sa mai, alla peggio si tengono per un’altra occasione. La prof di scienze non ha mangiato la foglia. Meno male, sarebbe stato un momento molto cringe, come dicono mia figlia, il più brillante della classe – che non è mia figlia – e tutti i suoi coetanei. «Ho trovato! Vi faccio vedere una cosa che vi divertirà sicuramente». Il programma, i questa fase dell’anno, prevede l’approfondimento degli apparati del corpo umano. «Scegliete un apparato!», ha chiesto alla classe. La rappresentante degli studenti, spigliata tanto quanto il più brillante ma, in quando donna, molto più intelligente, ha risposto per tutti. “L’apparato digerente, visto che è quasi ora di pranzo”.
Si è capito allora dall’espressione del viso che la prof di scienze stava cercando qualcosa sul suo PC. «Vediamo se riesco a farvi vedere questo video». Ma le competenze digitali della prof lasciano a desiderare, essendosi formata in tempi analogici. «Lo vedete?» ha chiesto. «No, vero? Mi si è bloccato tutto», ha continuato. «Peccato, volevo condividere con voi un episodio di “Siamo fatti così”, un cartone animato che racconta il corpo umano». Io mi sono vergognato tantissimo per essere stato testimone di una scena così intima e imbarazzante per lei, per la classe, per la scuola italiana e per il mondo intero. Ho fatto finta di niente proprio per non passare per il genitore ingerente che mette il becco nel lavoro degli altri. Però, qualche domanda, me la sono posta. E una la faccio a voi: nella frase “Chi hai incontrato ai giardini” qual è il complemento oggetto?