siamo matti

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La musica in tv ha bisogno di divulgatori bravi. Gente come Barbero o come gli Angela, cioè gente seria ma divertente, appassionata ma non invasata, colta ma non saccente, che sappia intrattenere senza fare il pagliaccio. Il rischio di imbattersi nelle rockstar, a proposito di musica, è dietro l’angolo dal momento che le rockstar appartengono al settore. Pensate a uno come Manuel Agnelli. Per quanto abbia veicolato nelle sue trasmissioni tv contenuti di valore, il suo approccio risulta così ingombrante da farti scappare la voglia di ascoltare l’ospite che sta presentando o di non acquistare il disco di cui sta parlando. Oppure a uno come Renzo Arbore, che divulga musica da sempre ma mettendoci troppo spettacolo in mezzo, tanto che il risultato sconfina nel varietà e finisce che lo spettatore si concentra sulle cosce della soubrette. Per non parlare dei nerd della musica, che poi sono quelli meno sopportabili con il loro modo di spaccare in quattro la semibiscroma e ridurre tutto alla matematica.

Il punto è che parlare di una cosa bella in modo palloso la fa sembrare pallosa, ma allo stesso tempo è fondamentale essere preparati ed entusiasti della materia. Poi conta quanto sei simpatico e quanto ci sai fare davanti alle telecamere senza risultare presuntuoso. Se poi sei anche un mostro di bravura sul tuo strumento, oltre a essere una perla rara con tutte queste peculiarità, il cerchio si chiude e puoi essere considerato – almeno dal sottoscritto – un bravo divulgatore di musica alla tv.

Da quando l’ho visto suonare la prima volta nutro una smodata venerazione per Stefano Bollani. Se potessi reincarnarmi al volo in qualcuno sceglierei Stefano Bollani perché è uno dei rari casi di sintesi tra tecnica eccelsa e ottimo gusto. Bollani suona con grinta e ironia, con fermezza e ispirazione, e ha una padronanza dello strumento unica e versatile, che poi è l’aspetto che a me interessa di più di qualunque mostruosità tecnica. Stefano Bollani, da qualche giorno, va in onda ogni sera dal lunedì al venerdì alle 20.20 su Rai 3 nel programma “Via dei Matti numero Zero”, insieme a Valentina Cenni, che oltre a essere un’attrice è anche sua moglie.

Lo studio in cui si svolge il programma è una sorta di “casa Bollani”, per l’occasione riprodotta e ubicata nell’edificio inventato e cantato da Sergio Endrigo. Una striscia serale di nemmeno mezz’ora in cui i due divulgano la musica nei suoi vari aspetti storici, sociali e vivifici. La musica come scienza, magia, filosofia e cultura quotidiana ma mai spicciola. L’approccio è leggero perché è Bollani, in primis, a esserlo. Un pianista tra i più talentuosi interpreti del jazz e della classica che traduce la propria esperienza in materia per la tv generalista e per un pubblico che ha sempre meno pazienza di ascoltare canzoni, con un modo unico di mescolare stili sia musicali che narrativi. Non manca la musica suonata e cantata dai padroni di casa stessi e dagli ospiti che si alternano a ogni puntata. “Via dei Matti numero Zero” è sorprendentemente gradevole, dura il giusto, ed è da prendere come un dessert a fine cena, anzi un cordiale anti-stress prima di cambiare canale e gettarsi nella bolgia dei temi più urgenti e tragici dibattuti nei talk di politica e attualità, in prima serata. Grazie Rai e grazie Bollani. C’era bisogno di un po’ di aria fresca.

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