Fiorello e Amadeus: solito stile da Veraclub con l’aggravante del karaoke nel 2021. Le canzoni che non c’entrano, in un festival della canzone, sviliscono la canzone in sé e banalizzano lo show.
La tipa di Undoing: bella sciolta, bella e sciolta.
Intermezzi pubblicitari: spot in grande spolvero, Netflix su tutti. Sanremo ormai è come il Superbowl.
Ma passiamo alla musica.
Arisa: sembra una canzone di Arisa di qualche tempo fa, comunque una merda.
Colacoso e quell’altro: una merda, in più vestiti da cani.
Aiello: e chi cazzo è questo? Comunque una merda.
Michielin e Fedez: una merda, i duetti melodia e rap e poi ancora melodia hanno ampiamente rotto il cazzo. A loro il premio del mai più senza, secondo la rubrica di Cuore. Leggete qui:
Sanremo 2021, il tifo di Chiara Ferragni e il messaggio “nascosto” della camicia di Fedez: Fedez si è esibito sul palco dell’Ariston insieme a Francesca Michielin. A casa, sua moglie, Chiara Ferragni ha fatto il tifo insieme al figlio Leone. Nel pomeriggio proprio Leone aveva indossato una camicia speciale, uguale a quella con cui Fedez si è poi esibito a Sanremo. Sulla camicia Versace c’erano 4 lettere, le iniziali dei nomi di tutti i componenti della famiglia e una “V” in più. Per i fan si tratta di un indizio sul nome della prossima figlia della coppia, ed è scattato il totonomi.
Da Repubblica. Ma andate affanculo voi, Fedez e la Ferragni. E anche i loro figli.
Loredana Bertè: un plagio di una canzone di Loredana Bertè, anzi più di uno. Ah ma non era in gara? Peccato.
Max Gazzè in quota Salvi, Pippo Franco, i Figli di Bubba, Elio e le storie tese e tutto l’umorismo canoro e demenziale che ha calcato il palco di Sanremo. Che barba, in tutti i sensi.
Noemi due punto zero: brano perfetto per la gara, potrebbe anche vincere.
Achille Lauro conciato come un Peter Gabriel da balera. Fa della filosofia da tanto al mucchio e si prende troppo sul serio. Lo preferivo coatto ai tempi di Thoiry.
Esordisce la canzone scomposta, con Madame, una di quelle che vanno di moda adesso. Ci vogliono i sottotitoli e un buon metronomo. La regia nel ritornello fa venire mal d’auto. Ma le nuove generazioni – se seguissero Sanremo – sarebbero a loro agio.
Maneskine: stavo giusto pensando che fine avesse fatto il rock nella musica italiana, poi sono saliti sul palco loro e probabilmente il karma come un boomerang mi si è ritorto contro e mi ha punito. Ho capito che fine ha fatto il rock e perché nessuno vuole più suonarlo. Per quanto riguarda il pezzo, la lezione dei Little Pieces of Marmalade è servita almeno a qualcosa, come se fosse tutto un magna magna. Comunque una merda.
Ghemon: non ci ho capito un cazzo ma ho avuto un rigurgito di Jamiroquai. Vestito malissimo, si muove come un rapper goffo. Gli acuti sono da migliorare, ma nell’insieme insignificante.
Coma undescore cose: non è tanto che siano stonati, è che ci vorrebbe per loro un buon logopedista. Molto meglio quando cantavano sì con riso senza lattosio.
Annalisa: il giro di accordi è da sempre lo stesso, ma forse è una scelta stilistica, quella di interpretare solo brani mediocri e tutti uguali. Ottima la scollatura made in Valbormida.
Francesco Renga: che brutta canzone. Peccato.
Fasma: dovrebbe togliere l’autotune e il gessato. Ma si sono messi tutti d’accordo per vestirsi così male? La solita trappata romantica strasentita e, per di più, il ragazzino tiene il fiato a fatica. Nell’insieme il meno peggio.
A questo punto, speriamo nella seconda serata.