L’ultima funzionalità di Google Maps permette di zoomare al 100% fin sopra gli edifici. Ho provato a farlo con il mio, sono uscito sul balcone e ho visto proprio la lente di ingrandimento avvicinarsi minacciosa. Ma non c’è niente di cui aver paura perché, si sa, è tutto virtuale. Muovendosi con il cursore sopra, il tetto dei palazzi a mouse over cambia colore come gli ipertesti di una volta e si visualizza il nome e il cognome di chi ci abita. Se il caso lo richiede, cliccando sopra si apre qualcosa. Per esempio la coppia della famiglia con tre figli che ha comprato la villetta a schiera qui di fronte – avete presente quella in cui abitavano i tre gemelli frutto di una procreazione assistita, ma per questo non c’è nulla di cui preoccuparsi, Google Maps non riporta pettegolezzi. Se clicchi sul nome di lui ti fa vedere l’ultima foto che ha postato su Facebook, quella in bici con il cane scattata al parco ieri mattina all’alba. Credo che sia un ingegnere ambientale. Lei invece è un avvocato di grido e c’è un video in cui va a far la spesa con i figli, tutti con la polo con il colletto tirato su. Naturalmente se clicco su di me finisco qui, sul mio blog. Mia moglie, invece, linka direttamente con via Washington perché è il desiderio più recente in ordine cronologico espresso. Se non vi compare, basta svuotare la cache di Chrome. Ha trascorso la giornata di venerdì a casa di una collega in via Washington per portare a termine un progetto e, da allora, non fa altro che dirmi che le piacerebbe tantissimo abitare in via Washington perché via Washington è bellissima e si può uscire di casa anche solo per fare quattro passi e, in quattro passi, sei alla Feltrinelli di piazza Piemonte o in quella panetteria dove fanno la focaccia ligure. Qui da noi, dove se zoomi al 100% sugli edifici vedi chi ci abita dentro, esci soltanto con uno scopo. Se hai qualcosa da fare. La spesa, una commissione, andare in posta, fare una corsetta. Altrimenti è tutto talmente brutto che è meglio stare in casa. Il problema è che le case in via Washington, dove puoi permetterti la privacy di non essere rintracciato da nessun motore di ricerca, costano tre se non quattro volte la nostra e non ce le potremmo mai permettere. Fatevi un giro su immobiliare punto it e poi ne parliamo. Cliccando su mia figlia, poi, non c’è niente di cui ci si possa lamentare. Devo ammettere che è molto seria, studia tantissimo e non sembra risentire in modo evidente della clausura a cui è soggetta a causa della pandemia. Abbiamo commentato insieme l’iniziativa #ultimoconcerto, e persino lei ammette che è vero, nessuno dovrebbe rimanere indietro in questa crisi senza precedenti, ma che se già scegli di fare un lavoro che comprende un fattore di rischio – quello di piacere al pubblico – che non ha eguali, purtroppo devi mettere in conto che ci sono pochi anelli più deboli della società rispetto al tuo, e ve lo scrive uno che si compra un disco alla settimana. Come per gli altri settori economici, vediamo quanto era il tuo fatturato dichiarato in tempi normali e, in base a quello, cerchiamo di elargire un ristoro in percentuale adeguato. Per finire, invidio quelli il cui link indirizza direttamente alla propria pagina di Wikipedia. Io ho provato ad aggiungere la mia più volte ma poi, alla fine, ho desistito. Che cosa potrei dire? Meglio tenersi stretto uno spazio in cui scrivere racconti come questo. Anzi, se provate a cliccare adesso mi vedete sveglio in pigiama alle quattro del mattino ma è perché ho mangiato ieri sera gli avanzi dello spezzatino con i peperoni e il cous cous allo zafferano e mi è venuta sete.