Avete presente lo spot di quel supermercato che pubblicizza la spesa intelligente con i suoi clienti travestiti da Einstein? Ci sono app per lo smartphone che ti mettono facce da coniglio o da unicorno o da quello che vuoi quando ti inquadrano il viso, e probabilmente da qualche parte c’è anche un effetto che ti fa i capelli e i baffoni da scienziato pazzo, che è un po’ come giocare a carnevale tutto l’anno anche se, per fortuna, gli scienziati sono molto più assennati di noi scrittori americani. I trucchi che ti cambiano i connotati sono funzionalità che, per loro natura, fanno parte della sfera ludica della nostra vita, anche se l’amara considerazione che più spesso ci facciamo è che da quando esistono queste cose è tutto sempre tempo libero. Certo, poi noi ci convinciamo che no, lo stiamo facendo per lavoro perché stiamo al computer tutto il giorno e perdere una manciata di minuti ogni tanto per dare un’occhiata ai social o farci un selfie da pubblicare su Instagram non è certo un problema. Io sono convinto che la crisi economica degli ultimi tempi derivi dal fatto che, a furia di rosicchiare tempo per like da pochi secondi su scala mondiale, abbiamo accumulato ore e ore di produttività in meno, ma non ho dati concreti a supporto di questa teoria. Tanto vale accodarci al trend globale e individuare nella trasformazione digitale della realtà il vero progresso. Ci sono anche effetti positivi. Pensate anche alla scuola e a come sarebbe andata se la videoconferenza e le piattaforme di didattica a distanza non fossero state inventate prima. Avremmo chiuso tutto con il Covid e chi si è visto si è visto, costringendo l’umanità alla didattica parentale. Ma per nostra fortuna la comunicazione tra docenti e studenti e docenti e famiglie si è avvalsa del mezzo del video e lo farà finché tutto non tornerà come prima, riuscendo a portare avanti uno straccio di programma. La prof di inglese di mia figlia è una vera entusiasta del lavoro che svolge e della sua mission. Lo si evince dal fatto che si presenta agli incontri online sfoggiando uno sfondo super-contestualizzato alla materia che insegna, tutto Union Jack e guardie della regina e cabine telefoniche e double-decker bus. Ma se lo può permettere perché è anche molto simpatica. La prof di matematica, al contrario, è pallosissima e trasmette perfettamente la sua scarsa predisposizione al mestiere dell’insegnamento. Probabilmente vorrebbe essere altrove e anziché fare la coordinatrice di classe per genitori sin troppo ingerenti guidare qualche team di ricerca tra un capo e l’altro del tunnel che collega i laboratori del CERN. Ho pensato che per lei l’app che ti fa sembrare Einstein da applicare a Microsoft Teams sarebbe perfetta, perlomeno risolverebbe almeno uno dei suoi problemi, quello dell’empatia.