Un architetto del Delaware si è sottoposto a un intervento chirurgico per farsi rimuovere dalla testa un motivetto di Howard Jones eseguito con il synth con cui è stato contagiato da uno di quei rari brani della storia della musica privo di ritornello cantato ma con un tema strumentale che ne fa le veci. Fabrizio ha sentito questa improbabile news provenire dallo stereo dell’auto che gli si era incolonnata a fianco mentre si trovava in coda al casello e, malgrado la temperatura e lo smog nonostante l’imminente anniversario del lockdown, aveva pensato di cambiare aria all’abitacolo. Io sono come lui: quando sento uno di quegli innumerevoli speaker idioti delle radio commerciali dire stronzate cambio subito canale ma, poiché di mattina presto è impossibile evitare sulla gamma delle frequenze il susseguirsi di circhi della deprivazione, alla fine metto Spotify. Fabrizio però stamattina si è svegliato più depresso del solito e ha deciso che nessuno sarebbe mai più riuscito a sorpassarlo in macchina. Una sfida non da poco, considerando il traffico delle sette e trenta in tangenziale. Da ragazzo sprecava i resti in moneta in un arcade da bar in cui una moto immobile su una strada a otto bit che gli scorreva sotto doveva superare tutti gli altri concorrenti della gara e raggiungere per prima non ricordo quale città americana. Ma la realtà non è un videogame, nemmeno quando passano quello spot in cui uno dei sedicenti migliori dentisti di Croazia – con un superfluo accento tedesco – pubblicizza una meta da turismo medicale odontoiatrico con il sottofondo dei Rondò Veneziano. E, a proposito di musicisti in maschera, ho ancora vivido nella memoria il ricordo di noi due, Fabrizio ed io, ripresi per caso dalle telecamere di un’emittente locale in occasione della sfilata dei carri di Carnevale della nostra cittadina nell’82. Io indossavo uno di quei giacconi blu scuro a bottoni da marinaio che usavano una volta. Passava la gente in maschera e nel servizio del tg avevano inquadrato noi proprio mentre sfoggiavamo la nostra espressione più perplessa per l’iniziativa. Odio Carnevale tutt’ora, e quando i miei alunni mi chiedono di osservare in qualche modo la festività faccio cadere il discorso e passo a qualcos’altro, per esempio alla primavera che ormai è dietro l’angolo. Fabrizio mi ha anche raccontato che dopo alla radio hanno anche detto che quando scrivi una certa combinazione di parole è come se si aprisse un varco spazio-temporale per un’altra dimensione, ma non si ricorda quale.