per un pelo

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Non è l’aver messo sul piatto di sera un disco di jazz molto mainstream dono del mio insegnante di piano quando avevo undici o dodici anni e, appunto, studiavo pianoforte, a farmi sentire vecchio. Bensì il fatto che il mio parrucchiere Vincenzo, giovanissimo, è già la seconda volta che, tagliati i capelli, mi chiede se voglio accorciare le sopracciglia. E io gli dico di sì. La sensazione è bellissima. Non ho vergogna a dichiarare che, con le pinzette, mi strappo via quelle grigie e quelle che impazziscono e crescono a dismisura, non so se capita anche a voi. Ma non è tutto. Ieri mattina ho notato un ciuffetto di tre o quattro peli smisurati e insolenti sulla spalla destra. Dev’essere il primo segnale di quando è troppo tardi.

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