Io sono un tipo blu. Per anni, da ragazzo, sono stato un tipo nero, tanto che adesso il nero non lo posso nemmeno più vedere. Figuriamoci a mettermelo addosso. Al massimo faccio il grigio ogni tanto, ma grigio elegante. Tweed. Vorrei tanto essere un tipo verde, ma l’ultima volta che l’ho fatto mi hanno preso per un pescatore. Oppure un tipo bordeaux o anche, perché no, un marrone perché il marrone è un colore molto rassicurante e avvolgente. Il color tabacco, pensate un po’. Il color tabacco. Mi faccio tentare ma poi alla fine torno a posizionarmi nel mio blu perché nel blu ci sto bene, e più è scuro e più sto meglio.
Mi spaventano i tipi arancioni, sempre gira-solari, per non parlare di quelli gialli. Giallo banana, giallo limone, giallo canarino. Ma dove pensano di essere? Nella giungla? In Amazzonia? In una foresta equatoriale? Al circo? Per non parlare di quel tipo bianco che son rimasto a osservare meravigliato per ore in discoteca, un’estate prima di tante estati fa. Aveva pantaloni bianchi, scarpe bianche, giacca bianca con sotto una maglietta bianca. Non era giovanissimo, era tutto pelato, ballava come Michael Jackson e spiccava per essere l’unico tutto vestito di bianco in una discoteca. Faceva così caldo che il sudore evaporava in fumi dalla sua testa lucida, ma lui continuava inarrestabile con i suoi passi da camminata sulla luna. Qui da noi, nell’Italia settentrionale, per fortuna è tutto blu. Blu scuro. Loden blu scuro, pantaloni di velluto blu scuro, maglioncino misto cashmere blu scuro, camicia blu scuro di cotone, quando fa un po’ più caldo.
E mi spiace perché non potrò mai essere un tipo rosso, anche se sono rosso molto, dentro, avete capito la metafora. Il rosso mi sbatte, fa pugni con la mia faccia specialmente se ho la barba incolta, e mi spiace perché il rosso fa molto intellettuale di sinistra, fa molto giovane della FGCI. Blu invece fa un po’ scout, cattocomunista, è da sempre indice di persona seria e io voglio esserlo e per questo mi atteggio a tipo blu.
Capita spesso che Jasmin, la mia alunna egiziana, mi chieda quale sia il mio colore preferito. Io rispondo blu, anzi blu scuro, con fermezza, e Jasmin torna al suo banco a ultimare il ritratto che mi sta dedicando. Afferra il pennarello blu più scuro che ha nell’astuccio e termina il disegno con cura. Poi me lo porta. Un maestro di fantasia ma tutto in blu. Lo sciocco in blu, come cantavano Cochi e Renato. O il blu-block, come mi chiamava Fulvio ai tempi del G8. Vestivo di blu anche allora. Vestivo di blu anche alle medie. Sono un tipo blu. Vorrei essere un tipo verde, un tipo rosso, ma non mi posso permettere altro che il blu.