In questi giorni di festa ricordarci se abitiamo in zona rossa, arancione o gialla è complicato. Non tanto perché la nuance meno tenue è inversamente proporzionale al raggio di azione, nemmeno dovessimo andare chissà dove per fare chissà cosa. Il problema sono i turni di apertura dei negozi. Nei paesi-dormitorio della periferia nord milanese la vendita al dettaglio è pressoché sparita e per acquistare qualunque cosa si ottimizza lo shopping con una visita più articolata in uno dei millemila centri commerciali. Ma nei giorni rossi, quelli prefestivi e festivi, anche i negozi dei centri commerciali sono giustamente chiusi. Ci sono casi contraddittori: per esempio un Decathlon ubicato in una zona di ipermercati qui vicino è chiuso, mentre i negozi in centro sono aperti. Non solo. Gli stessi supermercati impediscono ai clienti l’approvvigionamento di beni non strettamente necessari, riducendo la scelta ai soli alimentari e sospendendo la vendita del resto con vistosi cartelli sugli scaffali colmi di generi vietati. Il fatto è che durante il ponte natalizio la gente perde lucidità e sfido chiunque a rispondervi con prontezza alla domanda che giorno è oggi. Non il numero, il nome. É lunedì, mercoledì, giovedì, o sabato? Ma, soprattutto, oggi è un giorno festivo, prefestivo o libero da restrizioni? Siamo gialli, arancioni o rossi? Sono rientrato poco fa dall’Esselunga, dove mi sono trovato costretto a lasciare due tende e un set di bicchieri da vino scontate del 50% perché oggi è, appunto, vigilia dell’Epifania. Non mi ero reso conto degli avvisi appesi sugli scaffali. Anche il mio dottore non riceve nei prefestivi. Ma allora non si fa prima a considerare festivi i prefestivi se non si riesce a fare nulla?