La mia amica Patrizia ha pubblicato sulla sua pagina Facebook una foto natalizia di un angolo di casa sua. Nell’immagine si vede un piccolo albero con festoni, palline colorate e lucine accese. Il problema è che Patrizia ha posizionato l’albero sul coperchio del giradischi. Ho reagito commentandole che, se fosse successo qui da me, avrei già chiesto al mio avvocato di preparare i documenti per il divorzio. Qualche giorno prima riflettevo sulla stanza della musica del mio amico Nick. Nick colleziona compulsivamente musica e ha allestito una cameretta dedicata alla conservazione e all’ascolto, le cui pareti sono coperte interamente da scaffalature zeppe di cd e dischi. Massimo invece è la prova dell’evoluzione del modo in cui si ascolta musica in casa. Ha messo a punto un sistema di casse bluetooth distribuite tra i vani del suo appartamento, connesse alla stessa rete domestica e gestite tramite Alexa. Questo gli permette di fruire dell’infinito archivio di Spotify ovunque si trovi e, cosa non da poco, di muoversi da una stanza all’altra senza perdere una nota della playlist in programmazione.
Si tratta di tre visioni differenti, tre modi diversi di intendere la relazione degli esseri umani con la musica. Ci sono quelli per i quali si può rinunciare alla disponibilità di un giradischi perché non è così fondamentale, ai tempi dello streaming, e le canzoni preferite si possono ascoltare con svariati altri sistemi, e comunque se un riproduttore è momentaneamente indisponibile non importa: una canzone si può procrastinare senza problemi. Ci sono persone che hanno dovuto, per i più svariati motivi, occultare l’intero patrimonio discografico in un ambiente dedicato. Una nicchia per godere appieno di un nuovo album appena uscito o per rivivere l’appagamento dato dalle proprie band preferite, e talvolta un compromesso con il partner per il quale tutti quei supporti e l’impianto hi-fi non costituiscono un componente di arredo per i vani di rappresentanza. Altri, invece, vivono al passo con i tempi e sfruttano per intero i vantaggi della domotica. Ma, in questo caso, che ne è della stereofonia? I più moderni impianti a innumerevoli vie e pensati per l’home theatre dolby sorround come se la cavano con i canali left-right di un disco inciso prima dell’avvento dei CD?
La questione non è delle più semplici, anche se io ho la fortuna di vivere con persone che condividono la mia stessa passione. Mia moglie è sicuramente meno ossessionata di me, mia figlia invece accompagna ogni cosa che fa con la musica. Per me sarebbe impensabile una casa senza lo stereo al centro, ubicato nell’ambiente più vissuto. Una parte di un mobile-libreria della sala è occupata così da piatto, amplificatore e casse. Ho anche un lettore CD che da poco si è guastato ma vi assicuro che i cd ormai qui non li ascolta più nessuno, soppiantati in toto da un tablet collegato all’ampli e dedicato esclusivamente a Spotify. L’impianto è posizionato al centro della mia collezione di dischi, ordinati alfabeticamente e pronti per essere scelti e messi sul piatto. Mia figlia passa molto tempo nella sua cameretta, con le cuffie e Spotify. Nella stanza dove dormiamo non c’è nemmeno una radio, ma la zona notte è la meno frequentata. Sento la mancanza però di un riproduttore in bagno, quando faccio la doccia. Ho provato con lo smartphone connesso a una cassa ma, con il rumore dell’acqua, ci vuole ben altro. Nell’insieme, non abitando in un castello, non ci sono grossi problemi. Lo stereo, in sala, diffonde musica in tutto l’appartamento. Durante il lockdown ci siamo raccolti spesso intorno a questo focolaio sonoro, vi assicuro che è molto romantico e consente di fare un sacco di altre cose nel frattempo.