cose che si vedono

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La nebbia è uno spettacolo riservato a chi paga il biglietto per assistere di persona alla mattina e al risveglio. Spesso la nebbia prelude a una giornata soleggiata, non ho prove a supporto di questa tesi se non il fatto di aver assistito di persona a questa trasformazione. La campagna e quell’ibrido tra natura e parziale urbanizzazione che si scorge tra la tangenziale ovest e le recenti ramificazioni stradali costruite per Expo 2015 quest’anno sono teatro del ritorno della nebbia, dopo anni in cui tutti noi imputavamo al cambiamento climatico la scomparsa definitiva del fenomeno che condiziona l’idea di pianura che ha chi non vive nella periferia milanese. Chissà cosa ispira tutto questo al trombettista di Ascoli che ha accettato un posto di insegnante di sostegno presso la mia scuola perché la musica, al tempo del Covid, non è mai stata così poco redditizia. Un giorno ascolteremo un’opera per ottoni e orchestra dedicata alle cose che si vedono, composta proprio in questi giorni. Alla rappresentante dei genitori della mia classe, nata in Sicilia, tutto questo invece fa venire voglia di arancine. A Santa Lucia ne prepara in quantità industriale perché è il piatto tipico della festa. Mi manda le foto del brodo con lo zafferano e mi chiede di indovinare che cosa sta cucinando. Per non fare brutta figura cerco su Google ma si capisce che è una truffa. E poi ci sono io, che osservo tutto questo dall’alto del ponte di Cascina Merlata come un qualsiasi essere umano che soggioga il paesaggio e poi lo contempla al sicuro da una delle sue torrette di controllo, proprio come fa con gli stati d’animo, inquieto e consapevole che, prima o poi, occorrerà scendere giù e darsi da fare.

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