Una delle mie massime perversioni è quella di rintracciare i membri della band con cui suonavo nei primi anni ottanta e di conquistare i live di X Factor riproponendo gli inediti del repertorio di allora con la strumentazione originale, per dimostrare al mondo l’attualità di new wave e post-punk e che molto del sound che oggi va per la maggiore è lo stesso di quando ci nutrivamo delle nostre ambizioni rock. Il problema, come è facile immaginare, è che tutti e sei abbiamo abbondantemente superato i cinquanta – il cantante ne ha sessantadue, per dire, anche se li porta egregiamente – e finiremmo per interpretare il ruolo dei fenomeni da baraccone, quelli che vengono selezionati dai curatori del programma nella categoria – trasversale alle altre – dei casi umani. Anziani che non si vogliono arrendere e che sarebbe meglio giocassero alle bocce al circolo. Da qualche settimana, però, i sempreverdi hanno un’opportunità in più. Ha preso il via “The voice of Italy senior”, un programma il cui core lo si evince sin dal titolo, che è patetico a partire dai giudici, passando per la presentatrice, per arrivare sino ai partecipanti e al loro seguito che, come in tutti i talent musicali, segue l’esibizione del nonno dietro le quinte. Anche se il rock non se lo fila più nessuno ed è l’equivalente del liscio che andava per la maggiore tra la terza età quando facevamo le elementari noi, chi è invecchiato lasciando essiccare il proprio sogno nel cassetto oggi ha innumerevoli modi per riprendere le fila delle proprie velleità. La spettacolarizzazione dei cosiddetti anni d’oro e il fatto che il fattore comune del genere umano sia la dilatazione della giovinezza sino alla RSA impone palinsesti dedicati in cui gli unici spettatori della tv generalista possano sentirsi rappresentati secondo i modelli più adeguati al mercato. D’altronde, la colonizzazione di certi social ad opera dei matusa ci sottopone quotidianamente vecchie glorie che si espongono nelle loro attitudini preferite: opinionisti, scrittori (io faccio parte di questi), sportivi e cantanti. Molti degli amici con cui condividevo il palco a vent’anni tempestano tutt’ora il web con le loro composizioni, anche in versione video. Un tempo le loro esibizioni dal vivo a sessant’anni con la Gibson in mano sarebbero state impensabili. Oggi nessuno ci fa più caso. O, meglio, quasi nessuno. Io consiglio sempre ai miei coetanei di farla finita con la musica, a meno che non si tratti di professionisti per i quali lo strumento che suonano è il loro lavoro. Nel nuovo talent da casa di riposo ho visto qualche arzillo settantenne che mi ha ispirato tenerezza ma molta carne da Maria De Filippi, irriducibili supergiovani che davvero, per fortuna non sono diventato così. La sola nota positiva del programma è la band che accompagna i cantanti, di qualità eccelsa. Ascoltate questa esecuzione di “Heroes”, fedelissima alla versione dell’album, fredda e sobria proprio come l’avevano pensata Brian Eno e Robert Fripp.