Roma non è stata costruita in un giorno. A quanto sembra, ci vogliono almeno due stagioni anche se la storia o, meglio, il mito lo conosciamo dalle elementari e quindi su una serie come Romulus è consentito spoilerare tanto si sa già come andrà a finire. La prima cantonata che prendono tutti è che Yemos ed Enitos siano rispettivamente il gemello accudito dalla lupa più fortunato e quello che cade vittima di un fratricida, dato che sparisce dalla scena già dalla prima puntata. Il dubbio sorge quando Enitos viene freddato dallo zio Amulius – che vorrebbe far fuori entrambi i nipoti ma non ci riesce – e si risolve all’ultima puntata, quando Wiros conferma il suo ruolo di gemello morale in tutto e per tutto di Yemos e, insieme, desistono dall’idea iniziale di unirsi ai latini di Alba e optano per un nuovo luogo per fondare Roma, la città della dea Rumina, sulla quale regnare insieme. Vedremo se, nella seconda stagione, Yemos ucciderà Wiros per il primo caso di sovranismo della storia oppure viceversa e avremo finalmente la certezza sui protagonisti e su chi fa cosa perché davvero, per ottenere Remo da Yemos bastano un paio di passaggi sul bersaglio della Settimana Enigmistica. Ci sono così grandi probabilità che Yemos sia il primo anti-Wiros della storia, e spero che la freddura vi sia arrivata perché da quando l’ho pensata, qualche minuto fa, non mi sono ancora fermato dalle risate. Sarà stato lui a ideare la performance della scrofa con i trenta porci al cospetto dei trenta re per far credere in una nuova manifestazione divina? E quanto guanciale si sarebbe ricavato da un sacrificio collettivo? Abbastanza per un carbonara party così grande da soddisfare tutte le tribù della zona, a dimostrazione che, alla fine, era tutto un magna magna anche allora, malgrado qualcuno prediligesse ancora i cuori dei nemici come una tartare qualsiasi. La prima stagione si conclude proprio così, con i figli della lupa che, come un popolo ultras, si allontanano dallo stadio dopo un derby terminato in pareggio. E proprio come dice Yemos a Wiros poco prima dell’epica scena finale, il tempo è dalla loro parte. E qui, se fossi stato il regista, ci avrei messo i Rolling Stones.