La mia classe oggi trascorre l’intervallo in un parco che non ho mai visto. La prima impressione, però, non è delle migliori. Ci sono tanti bambini. Troppi bambini. Rispettare il distanziamento sarà un’impresa. Le istruzioni erano quelle di portarsi il pranzo al sacco come si fa quando si va in gita. Io controllo che tutto fili per il meglio, in piedi in un punto da cui si gode una visione d’insieme. Non so se ho già mangiato, nei sogni la fame è una sensazione che non si prova. Più facilmente ci scappa da andare in bagno. Marco Giulio mi chiede di usare la toilette, cosa che fa sempre quando siamo in mensa perché gli piace scherzare con l’interruttore della luce ma, quando non riesce ad aspettare di rientrare in classe, deve accontentarsi della turca. Ai servizi del parco in cui ci siamo fermati però c’è un po’ di coda. Ma quando è il suo turno mi tocca aiutarlo perché il water è sproporzionato per le dimensioni umane, per non parlare di quelle di un bambino. Lo tengo per le braccia mentre fa quello che deve fare, una cosa che non facevo da quando mia figlia era piccolissima. Quando usciamo, però, fa una faccia strana e dice di non sentirsi poco bene. Anzi, gli viene da vomitare. I bambini che vomitano in mensa sono la cosa peggiore che possa capitare a un insegnante e non so, qui all’aperto, come sarà l’esperienza. Non faccio in tempo a dirgli che magari è solo un po’ di nausea che rimette una confezione intera di robiola, ed ecco avverarsi il miracolo: nel sogno sento la puzza. L’odore del latticino rimesso dai bambini è ancora peggiore di una vomitata tout court. Comunque, come spesso accade una volta che ci liberiamo, Marco Giulio si sente subito meglio e torna a giocare con i compagni sugli attrezzi da corpo libero disseminati per il prato, proprio mentre mi raggiunge mio cognato. Torna da casa mia, dove si è incontrato con mia moglie per farle firmare un documento relativo a uno degli innumerevoli prodotti postali che ci ha venduto nel tempo. Mi dice qualcosa a proposito di Brunetto Latini. Sostiene che il fatto che un’entrata non prevista e che garantisce qualche sicurezza in più si chiami “tesoretto” sancisce il primato della cultura umanistica su quella economico-finanziaria. Mi mostra la sua pagina Facebook sul telefono, dove ha scritto un post simile. Indossa il mio completo a quadretti piccolissimi grigio chiari e non posso non notare che gli sta strettissimo sull’addome Peccato, penso prima di svegliarmi, perché avevo pensato di regalarglielo proprio qualche giorno prima. Ho preso qualche chilo, durante il lockdown, e nei pantaloni taglia 48 proprio non ci entro più.