Subito dopo la discografia dei Beatles e, lo scrivo per sentito dire perché non ci ho mai provato, molta roba di Simon & Garfunkel che è stata pensata per dare il meglio a due voci, “Rio” dei Duran Duran è il disco più divertente da ascoltare in macchina se, come me, non resistete all’impulso di armonizzare le melodie delle canzoni anche se non ve lo potete permettere. Era l’83 ed era bello maneggiare quel vinile con quella copertina così particolare da sembrare più una pagina pubblicitaria su una rivista patinata, estrarre il disco, mettere il lato A e divertirsi spostando una terza sopra – in falsetto, considerando il tono già acuto di Simon Le Bon – il ritornello della prima canzone, la title-track di quell’album. Non solo. Anche “Hungry like the wolf” e l’inossidabile “Save a prayer” si prestavano particolarmente a quello scempio privato che, però, a porte chiuse dava molte soddisfazioni. Il fatto è che nessuno avrebbe mai detto, quando attendevamo che passassero i video di quelle canzoni alla tele per divertirci con le nostre seconde voci, che avremmo trascorso il sessantaduesimo compleanno di Simon Le Bon nel mezzo di una pandemia globale.