Facciamo due calcoli: quattro ore di matematica con diciotto bambini di sette anni quanto fa? Zero energie. Stanco di tornare a casa dopo una giornata in classe strisciando sui gomiti? Cambia lavoro o inizia a farlo a ventiquattro anni in un sistema che ti permette, a cinquanta, di tirare i remi in barca, di fare carriera e diventare un responsabile didattico che non sta più davanti agli alunni ma dietro le quinte, a coordinare le nuove leve di docenti definendo le linee guida in modo che ci sia uniformità di insegnamento. Fai come me: prova a sederti sul pavimento freddo dell’aula a gambe incrociate per coordinare un gioco con i bambini in cerchio davanti a te e poi prova a rialzarti come facevi a trent’anni. Prova a inseguire di corsa il tuo alunno asperger che, quando intravede una via di fuga dal giardino durante l’intervallo, si lancia verso l’uscita mettendo in pratica tutta la sua abilità strategica. Prova a rispondere simultaneamente ad almeno una decina di domande di natura diversa e poi riprendere la lezione dal punto esatto in cui sei stato interrotto. Prova a installare il driver audio di Windows 10 sul pc di una collega che non sa fare nemmeno il copia-incolla programmando il timer delle campanelle due minuti dopo rispetto all’orologio del pc in cui stai installando il suddetto driver. Prova a leggere al contrario un numero scritto al contrario. Una scuola giovane esige menti giovani. Ridefiniamo, per cortesia, il concetto di lavoratore fragile.