Sono ossessionata da Andrea. Lo osservo in sala studio da quando ho scoperto che di cognome si chiama come il diminutivo dell’indumento da cui non si separa mai. La indossa sempre, anche al chiuso. Andrea ha una Panda blu di cui conosco la targa a memoria. L’altra sera per poco non vado a sbattere contro un lampione. Ho visto Andrea scendere dalla Panda blu per fare il pieno, al benzinaio prima della galleria. Ho riconosciuto l’auto per via della targa, poi la sua giacca di velluto marrone. Per trovare un canale di contatto sono diventata amica di sua sorella, che ha la mia età. Flaminia è iscritta ad architettura. Non mi sembra del tutto registrata e questo è un peccato perché è davvero bella, sembra un’attrice ed è anche molto costante negli studi. Mi ha confessato che vorrebbe dare il suo contributo alla forma della sua città. Non si perde una puntata di un programma per ragazzi, un quiz da scuola media che trasmettono subito dopo pranzo. C’è il presentatore che chiede sempre ai concorrenti qual è il loro sogno nel cassetto. Ho capito che cosa la attrae di quel programma. Flaminia è consapevole di vivere ancora in un’epoca in cui talento e passione costituiscono il percorso per arrivare a destinazione, nella vita. Le sarebbe bastato nascere venti anni più tardi per trovarsi sovraistruita a vendere gelati in una di quelle catene alla moda in cui il modo che si usa per dare forma alle creme sul cono è il principale fattore competitivo e necessità di una gestualità che, oggettivamente fa un po’ ridere. Il sogno nel cassetto di Flaminia è invece vivere in un palazzo di architettura razionalista. Flaminia sa che non potrebbe mai abitare in un edificio senza storia, questo è alla base delle sua scelta di studi. Il suo amore per l’architettura razionalista non ha limiti. Passa ore ad osservare una ex caserma della Guardia di Finanza costruita negli anni venti, una palazzina oggi di proprietà di una gallerista d’arte la cui figlia, ironia della sorte, è l’ex storica di Andrea. Flaminia odia l’edilizia contemporanea, come darle torto. Ci vorrà ancora un quarto di secolo per tornare a un giusto equilibrio di estetica accettabile e canoni di impatto energetico adeguati ai consumi standard imposti dall’ideale di sostenibilità applicato allo sviluppo dell’uomo. Chiederò a Flaminia di indagare con il fratello se ho qualche possibilità. Nel frattempo cerco di preparare storia moderna per l’appello di marzo.