Mia moglie ha brevettato un metodo efficace per stare su Facebook. Da anni è iscritta con un nome e cognome inventato e utilizza la mastodontica piattaforma di social networking unicamente come collettore di articoli. Segue pagine e persone che reputa autorevoli per vivere in modo informato e non accetta amicizie e nemmeno cerca contatti. Piuttosto, apre la sua home quando le va di leggere qualcosa di interessante e scorre la pagina come si fa da sempre con i feed che, ricordiamolo, non sono i contenuti ma il contenitore che li contiene.
Così ho deciso di cambiare marcia e di seguire il suo esempio. Ho messo like a diverse pagine create da appassionati di lingua e civiltà latina e di storia romana, fino a sconfinare nella filosofia antica fino al medioevo, nell’archeologia e persino tra i seguaci del neopaganesimo ispirato alla religione pre-cristiana. Ho chiesto l’iscrizione ad alcuni gruppi in cui si mantiene vivo l’interesse per l’antichità, i musei e i siti storici con i loro scavi.
Da qualche settimana, finalmente, vedo molti meno post di amici e semplici conoscenti e molti più contenuti in grado di soddisfare la mia curiosità. Il problema è che cambiano i temi di discussione ma non il tono dei commenti. La gente riesce a infilare opinioni dettate dalle proprie posizioni politiche, e quindi a insultarsi, anche a proposito di Stilicone, della Domus Augustana, dei Villanoviani o del Tuscolo, anche se capisco che trattando di argomenti come l’Impero e le legioni è facile imbattersi in qualche doppio nostalgico che arriva a Giulio Cesare via nazifascismo. Quindi sono arrivato al nocciolo della questione. Leggo le notizie, ammiro le foto e le avvincenti ricostruzioni grafiche e poi chiudo forte gli occhi muovendo la barra di scorrimento laterale verso il basso, affinché non mi cada l’occhio sui commentatori.