Da ragazzo vivevo nella convinzione che i nostri bioritmi seguissero le stagioni dell’anno e ci fosse un legame diretto tra ciò che siamo, le condizioni meteo e le convenzioni sociali, le ferie per esempio, che si adattano alle condizioni meteo. Poi però ho capito che non era proprio così e l’aspetto paradossale è che ne ho avuto le prove proprio mentre appuravo che un sacco di gente matura questo tipo di certezze e programma la propria vita facendo attenzione al calendario. Comunque, se volete saperlo, io facevo parte di quelli toccavano il fondo da ferragosto in poi, accumulavano energie e riflettevano sul da farsi a settembre per poi manifestarsi in tutto il loro splendore da ottobre a gennaio. Seguivano le grandi gesta a cui l’avvento della primavera induce, ma credo sia un exploit comune a tutta la natura, per poi toccare la vetta in giugno, vivere di rendita sino a luglio e infine ripiombare nella depressione dell’ottavo mese, come ogni anno. In realtà, da ragazzo, non avevo molti soldi per permettermi vacanze in agosto e, così, mentre gli amici se la spassavano a Barcellona, qualche linea di tristezza ci stava eccome. Non a caso, quando poi mi sono omologato al sistema, mi sono trovato un lavoro come tutti gli altri e mi sono adattato alle ferie di massa, ho constatato che la depressione di agosto non ha affatto interrotto il suo corso ma, con il mare della Sardegna davanti, per esempio, risulta molto più sopportabile.