Ci troviamo sempre più a disagio con le storie alla tv e nei libri scritte prima dell’avvento degli smartphone perché molte delle cose che accadono potrebbero andare diversamente con un telefono connesso a Internet, alle app e ai social network. Non è che film e romanzi ambientati prima del 2007 non possano essere avvincenti. Il fatto è che siamo talmente abituati alle persone con la testa chinata e l’iPhone in mano che la vita analogica, oltre a essere preistoria, ci sembra impossibile quanto immaginare un mondo senza elettricità, cinema e sistema fognario. Da qualche tempo mi capita di sorprendermi al cospetto dei programmi alla tele in cui i protagonisti sono senza mascherina. Donne e uomini di ogni età che camminano, lavorano, dialogano e si amano senza nessuna protezione anti-Covid, perché scritti e realizzati prima di febbraio 2020 o (raramente) dopo la fase due. La mascherina ci è di ostacolo nei comportamenti più naturali, con il caldo dà fastidio e respirare il proprio alito non credo sia piacevole per nessuno. Il fatto è che può salvarci la vita. Avvocati che parlano in tribunale, poliziotti che corrono dietro a malviventi, astronauti che viaggiano nello spazio, ragazzi che si aspettano fuori dalla scuola e, appena si vedono, si baciano. Azioni quotidiane che, con la mascherina, sono tutte da ripensare se inserite nelle fiction. Visto come vanno le cose, però, forse è ora di inventarsi qualcosa e adattare lo storytelling alla realtà, anche se non ci piace.