A Fossano vive una una modella. Alta, con un taglio corto di capelli alla Isabella Rossellini ma chiari. Veste di nero dalla testa ai piedi ma non lo fa perché ascolta un certo tipo di musica, senza contare che nessuno conosce il suo nome. Si sa solo che è al terzo anno di filosofia ma va in facoltà solo per dare gli esami. La coppia di punk che rollano sigarette seduti sui marciapiedi della piazza della stazione incurante della sporcizia invece abita a Cortemilia ma ogni giorno scende in città con il pullman per frequentare il liceo artistico. Il punk dell’entroterra mantiene una matrice bucolica ma non per questo è meno radicale e distintivo e, soprattutto, si dimostrerà molto più propedeutico all’adattamento alle metropoli del nord Europa se si considera l’esperienza di quelli che denigrano i provinciali ma poi li ritrovi a cinquant’anni a rimpiangere le tradizioni locali sui gruppi Facebook e a portare a spasso il cane nello stesso parchetto dove sniffavano colla da adolescenti, in un contesto che è alle vette delle statistiche di vecchiume sociale. I punk di campagna sono previdenti ed è per questo che non si mescolano con i loro omologhi urbani. A Cairo invece c’è una discoteca che la domenica organizza serate di musica dark e new wave. Si possono trovare inviti rosa shocking nei negozi di abbigliamento di settore e alla cassa del parrucchiere specializzato in tagli alla moda. Vengono anche dalla città ed è facile scorgere in pista ballare i Lone Justice persino quella ragazza che è tornata da Londra dopo anni di sregolatezze con una cresta che si girano tutti a guardare. Dietro ai piatti c’è una dj che fa la giornalista su un quotidiano locale e, quando capita, scrive anche recensioni di concerti. A Cengio sono morti tutti per l’inquinamento e c’è poco da dire se non che a nessuno è venuto mai in mente di fare una serie tv come quella su Chernobyl.