Una cosa che abbiamo imparato da tutto questo digitale in cui siamo immersi è che è importante attribuire le categorie giuste per riuscire a trovare velocemente quello che cerchiamo. Categorie e tag sono alla base dell’organizzazione dei contenuti ai tempi dell’Internet, un fattore che ha definitivamente sancito il primato della semplificazione ai fini archivistici. Il paradosso è che abbiamo inventato etichette per definire cose che, prima dell’Internet, c’erano già nella realtà ma che, probabilmente, non avevano un nome. E il paradosso dei paradossi è che sono stati introdotti neologismi per dare un nome alle etichette che ci servono per qualificare categorie sempre esistite ma che prima probabilmente nessuno aveva mai sentito la necessità di definire. Oppure, nel migliore dei casi, si attinge dall’inglese – la lingua ufficiale del web e della tecnologia in genere – perché quella sì che è una lingua utile per operare delle sintesi. Pensate a concetti come friendzone con cui oggi si intende la categoria (soggettiva) di persone che vorrebbero trombarti ma che tu ipocritamente mantieni nel limbo dei confidenti, quello che una volta di riduceva a “ti vedo come un fratello/sorella” e niente più, perché il prospect (nel senso di potenziale in questo caso partner, altra categoria introdotta di sana pianta) non ti attizza. Chi si occupa di musica avrà assistito al fiorire di generi, sottogeneri e varianti di stili introdotti dalle webzine proprio per stemperare il più possibile il database di articoli e impedire che band e dischi di generi tangenti non si sovrappongano tra di loro, disilludendo i lettori più rigorosi. Per non parlare del porno, ma mi spiace, non sono molto ferrato in materia. La riflessione che ci impone questo fenomeno è quanto il web stia mutando i processi cognitivi, la nostra memoria e il modo in cui organizziamo i ricordi. E, molto più superficialmente, il modo in cui sistematizziamo le nostre conoscenze per abbreviare i percorsi con cui raggiungere i file che abbiamo accumulato nel corso delle esperienze vissute. E, ancora, pensate all’urgenza con cui cerchiamo di definire il genere che ci rappresenta e, malgrado tutte le sfumature accertate, quanto sia ancora difficile, per taluni, sentirsi identificati correttamente. Quanto si è trasformata questa necessità da quando siamo online?
Foto tratta da Database Vectors by Vecteezy