Chissà se all’idea di noi che hanno gli olandesi hanno contribuito i milioni di giovani turisti italiani che, da decenni, si concedono uno di quei viaggi ad Amsterdam di cui, al ritorno, non ci si ricorda granché. Se fosse così, caro sig. Mark Rutte, ti chiedo scusa della mia vacanza mordi e fuggi che ho fatto a vent’anni. Ma ti posso assicurare di esserci tornato una seconda volta non molto tempo fa, che non ho messo piede in nessun coffee shop, e che – anzi – è stata tutta turismo intelligente e cultura, Van Gogh incluso. Non solo: ho trascorso persino qualche giorno nell’affascinante e avveniristica Rotterdam e il viaggio ha compreso persino una tappa a Delft in cui è sepolto il pittore Johannes Vermeer, ho mangiato alici a colazione e ho scoperto un delizioso negozio di dischi che si chiama Plexus a cui ho persino proposto di intrecciare un rapporto di e-commerce con l’Italia senza successo, nel senso che volevo acquistare da qui alcuni vinili che non avevo avuto il coraggio di comprare sul posto ma poi non se n’è fatto più nulla. Questo per dire che, da parte mia, qualche tentativo di dare delle sicurezze agli olandesi c’è stato.
Anzi, l’Olanda da sempre è uno dei miei punti di riferimento di civiltà, insieme ai berlinesi (ma diciamo anche tutti i tedeschi) e ai danesi. E grazie alla loro nazionale, che ci ha sbattuto fuori ai mondiali del ’78 con due gol da distante al vecchio Zoff, ho messo una pietra sul calcio e, da allora, non ho mai più voluto interessarmene, tanto meno nelle competizioni con le nazionali.
Il fatto è che, di questi tempi, gli olandesi sembrano essere il nemico pubblico numero uno, da queste parti del meridione d’Europa. Per fortuna che è bastata una semplice visita agli Uffizi di Chiara Ferragni per ribaltare tutte le priorità, scalzando dal podio gente guardata in ultra-cagnesco del calibro della famiglia Benetton sino alla sesta generazione, esponenti della classe politica sulla bocca di tutti come il ministro Lucia Azzolina e il sottosegretario Laura Castelli, quelli di Atlantia e l’idea di capitalismo statalista che incarnano, la curva del nuovo ponte di Genova – tanto per restare in tema – e persino quel maledetto limite dei 70 km/h che ci impedirà di schiacciare a tavoletta per raggiungere le amene località della riviera di ponente.
Ma, se siete della mia parrocchia, nessuno ci toglierà dalla testa che il vero nemico pubblico degli italiani siamo noi stessi, e l’idea che ci presta dei soldi abbia qualche pretesa di controllo sulla nostra capacità di spenderli nel modo più adatto (noi che siamo i più corrotti dell’universo) non ci sembra così scandalosa. Va bene il gezellig e tutto quanto, ma fare i rilassati non significa essere fessi.