a pagina 183

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Ho preso un treno, finalmente. Il mio primo treno post-pandemia. Un treno da Modena a Milano presentato come regionale veloce. C’erano i posti occupati, quelli liberi e i sedili sui quali non è possibile viaggiare per garantire una distribuzione dei passeggeri secondo le norme di sicurezza anti-contagio. La gente sul treno era proprio come la ricordavo: di tutte le razze, pendolari, turisti, giovani, vecchi, tutti presi dallo smartphone o mezzi addormentati. Ogni tanto qualche suoneria, ogni tanto qualche musichetta proveniente da una story su un social network, ogni tanto qualche annuncio di servizio che ricordava di attenersi alle regole del social distancing e che cosa si poteva fare e cosa no. Nessuno chiacchierava perché la sistemazione alternata dei posti utilizzabili non favorisce certo la conversazione. Ho immaginato così di svegliarmi dal sonno di un anno proprio su un treno da Modena a Milano e le reazioni vedendo me e tutti i passeggeri con la mascherina, uno scenario post-apocalittico che tra poco sarà sfruttato a profusione nella fiction. Forse ero il protagonista dell’episodio zero di una nuova serie. Tenetevi pronti. La cosa bella di tutto questo è che ho letto, finalmente. Durante l’intero lockdown non sono riuscito a iniziare nessuno dei numerosi libri che ero riuscito a portare a casa dalla biblioteca prima della chiusura. Il treno, invece, sotto questo aspetto non ha confronti. Ho fatto il pendolare per la maggior parte della mia vita e, se sono un forte lettore, lo devo proprio a questo. Grazie al viaggio da Modena a Milano sono arrivato a pagina 183. Sono molto felice.

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