In prima battuta l’idea era quella di mettersi a rivivere la vita a ritroso, partendo cioè dal giorno del cinquantesimo compleanno e andando all’indietro sino alla nascita, omettendo – per ovvie ragioni narrative – tutta la parte al buio che va dal parto all’insù fino al concepimento. Ma, Benjamin Button e il suo curioso caso a parte, il progetto editoriale risultava di scarso appeal commerciale. Fino a quando, un giorno, nella sua mente ha preso forma la risposta definitiva. Mettere in ibernazione il resto della sua esistenza per riscrivere tutto da capo, riscriverlo meglio, descrivere tutte le migliori opportunità, dilungarsi il più possibile per dilatare al massimo ogni respiro, curare i dialoghi, mettere nero su bianco rapporti e dinamiche interpersonali, poter saltare al capitolo successivo per spoilerare la trama che lo divide da quello precedente e, eventualmente, prendere gli adeguati provvedimenti. Interrompere i dialoghi scomodi con qualche espediente da scrittura creativa americana. Omettere i passaggi noiosi, le esperienze più difficili da raccontare – e quindi da vivere – e gli aneddoti più dolorosi per darli per scontato facendovi riferimento al passato, lasciando solo qualche riga vuota e considerandoli come cosa fatta e finita. Adottare i caporali al posto delle virgolette come convenzione sociale per definire i requisiti di una conversazione. Fare una correzione bozze doppia, tripla e persino quadrupla per non sbagliare nemmeno una virgola, nemmeno un refuso o una sbavatura. Non commettere nemmeno un errore. Ma ci pensate? Che vita perfetta, sarebbe. Il potere della narrativa è sorprendente.