L’amico Ted non riesce a immaginare come sia la vita dalle nostre parti. Vi ricordo che vive sul pianeta Dante 01 e che un giorno dei loro corrisponde a dodici anni dei nostri e quindi, quando si sveglia la mattina e mi chiama per fare quattro chiacchiere o anche solo per un saluto, mi ci vuole almeno una settimana per raccontargli a grandi linee come vanno le cose. Non vi dico quando mi chiede se ci sono novità. D’altronde se le rispettive reti trasmettono su protocolli differenti non è affar mio. Se ci fosse un minimo di collaborazione – anche solo per fini opportunistici, voglio dire: a tutte le economie del mondo farebbe comodo un mercato così vasto come il loro – non dovremmo ricorrere a questi sistemi inventati per comunicare e rimanere in contatto. Non vi dico quando ha saputo della pandemia da Covid-19. Da loro, lo sapete, le malattie sono state vietate da più di un secolo (dei loro) e – inquinamento a parte – se la cavano piuttosto bene. Comunque da quando abbiamo trovato il modo di scambiarci qualche foto è tutto molto più facile. Il problema è stato fargli capire che cosa guardare, in un’immagine. Un concetto che a noi sembra banale ma a loro, con tutte quelle dimensioni, risulta piuttosto primitivo. Poi però ha trovato un convertitore da un rigattiere ed è riuscito a installarlo in uno dei milioni di dischi fissi di cui è composto il suo organismo. Io non ho ancora trovato il modo di visualizzare le sue (ci vorrebbero tutti gli elaboratori della Nasa, altro che grid computing) e Ted ha capito che, in quanto a digitalizzazione, sulla Terra siamo un po’ indietro. In cambio ho pensato a qualcosa di veramente iconico. Gli ho mandato questa cartolina e lui mi ha detto di aver riso di gusto (cari amici di Getty Images, se non posso pubblicarla ditemelo che la levo senza creare problemi).