Ci sono molte gag con cui far divertire i vostri alunni in videoconferenza e se volete ve ne racconto un paio. Il prof di filosofia di mia figlia, al termine dell’ultima lezione dell’anno, ha messo su Zoom uno di quegli effetti che fanno la gioia dei più nerd e ha fatto finta di essere risucchiato in una dimensione digitale, per poi chiudere la trasmissione all’improvviso come se, davvero, fosse stato sbalzato chissà dove. Uno scherzo molto appropriato perché si tratta di un insegnante precario che, probabilmente, il prossimo anno sarà altrove e, con questa uscita di scena, ha avuto una trovata davvero azzeccata perché nessuno della classe lo vedrà più. Il fatto è che mia figlia ha preso nove all’ultima interrogazione, quindi un po’ mi spiace che ora sia imprigionato nel misterioso sottosopra delle Graduatorie Provinciali. Io invece ho riproposto un adattamento della scenetta di “Eccezzziunale veramente” con Abatantuono che finge l’interferenza nella telefonata dicendo “Gulash! Gulash!” che, anche se mi vergogno a dirlo, mi fa piuttosto ridere. Nella mia versione, durante una lezione di matematica da remoto mi sono prima bloccato e poi ho iniziato a muovermi a scatti nemmeno fossi David Zed, simulando uno dei problemi di connessione come ne abbiamo visti tanti. Anzi, pensavo di esibirmi di nuovo in questo sketch a settembre, se davvero torniamo tutti in classe. Inizierò a far lezione e ad un tratto mi bloccherò, inizierò a esprimermi a singhiozzo, non dirò Gulash Gulash ma mi comporterò come se fossi stato catapultato nella realtà da un mondo digitale.
Mi sono chiesto se esistano altri lavori, oltre quello dell’insegnante durante una pandemia, in cui ci si può permettere di fare il cretino e di sfoggiare tutto il proprio background di cultura trash o per lo meno superflua. Ma anche il nostro è una forma di telelavoro di cui, a scuole chiuse o quasi, mostriamo i segni dovuti alla fatica ed è inutile che vi mettiate a darvi di gomito perché gli insegnanti hanno quattro mesi di vacanza, che poi sono a malapena due.
Quindi, una volta cliccato sulla cornetta per interrompere la lezione, tutto il nostro ufficio nella stanza ripiomba nel silenzio, lo stesso che vigeva prima a parte la moglie che ha la postazione in sala e la figlia che ha la classe in camera sua. Io ho avuto la cattedra vacante ma non come il prof di filosofia di mia figlia perché io, a differenza sua, sono di ruolo e trasmettevo un po’ in cucina, un po’ nel salotto in accordo con mia moglie, ultimamente sul balcone e vi assicuro che è una figata.
Termina la lezione e non resta nulla se non la fantasia nell’immaginarci i bambini dall’altra parte che hanno visto volatilizzarsi il maestro, lo hanno seguito fino a quando è sparito insieme alla finestra che lo ritraeva nella sua casa, con i libri, i dischi, la gatta, la moglie e la figlia. A scuola invece non potevo contare sugli effetti speciali. Quando suonava la campanella lasciavo che facesse l’ingresso la collega che mi succedeva nell’orario e poi salutavo tutti e tutti salutavano me. Ci vediamo domani, ci dicevamo. Ci mandavamo i baci nemmeno ci fossimo trovati loro su un treno e io sul binario della stazione. Questo per dire che stare a casa a lavorare è bello. Ma dopo un po’ rompe i maroni.