Le ristrettezze di movimento imposte dal lockdown hanno paradossalmente allargato la soglia di sopportabilità televisiva. La gravità della situazione ha reso infatti necessaria la quantità di sistemi di alleggerimento dello stato d’animo e, si sa, in quanto a piallamento e normalizzazione di menti brillanti la TV non ha eguali, l’uso acritico di Internet a parte. C’è un settore dei canali del digitale terrestre che è il massimo, da questo punto di vista, perché propone format statunitensi – manco a dirlo – centrate su quel fai da te impensabile per le persone normali (o da quelle parti) come me che, stravaccate sul divano, possono osservare con interesse la gente fare cose che da questa parte dello schermo nessuno sarebbe mai in grado. Per me il top sono i meccanici che rimettono in sesto auto del passato, quelli che vanno a vivere nelle case in miniatura e la coppia di architetti marito e moglie che ristrutturano case. Passerei ore a seguire trasmissioni se non fosse per l’ossessione con cui i traduttori dei dialoghi, e di conseguenza i doppiatori, rendono in italiano le migliaia di volte in cui i protagonisti del programma dicono “I love” e “I like” con “adoro”. Trattandosi di programmi basati sullo stupore della gente di fronte ai risultati, è ovvio che manifestino in continuazione il loro apprezzamento. Il fatto è che l’inglese parlato standard non offre molte possibilità. Per cui è tutto un adoro il modo in cui hai dipinto le pareti, adoro il legno che hai scelto per il camino, adoro il rubinetto, adoro il soppalco. Ti piace la lampada? La adoro. Adoro di qui, adoro di là. Dice mia moglie che è un’usanza linguistica piuttosto in voga anche da noi. Non mi stupirebbe se fosse dovuta proprio alla sovraesposizione alle traduzioni pigre dei programmi televisivi. Mi sono messo persino a contare tutte le volte in cui lo sento, in ogni episodio, per avere una riscontro scientifico. E, quando i traduttori ci cascano, penso che si potrebbe alternare con mi piace, che bello, figata, pazzesco, che storia, che sballo, da urlo, incredibile, fantastico, super, wow. Tanto, si sa, non è un problema riordinare la costruzione di una frase con un doppiaggio non sincronizzato, quelli – per capirci – che mantengono la lingua originale in sottofondo. Adoro queste trasmissioni. Un po’ meno i dialoghi.