C’è un passaggio del vademecum per le video-lezioni efficaci che il liceo che frequenta mia figlia ha pubblicato sul suo sito, quando è stato chiaro che quest’anno scolastico sarebbe finito così, che consiglia (vado a braccio) a studenti e insegnanti di posizionarsi davanti a sfondi anonimi, come pareti sguarnite o tende neutre, in modo da non rendere riconoscibile la propria abitazione. Ogni organizzazione pubblica che si rispetti – scuola compresa – ha una vera e propria ossessione per la privacy, ma si tratta di un fenomeno comprensibile. Se voi vi trovaste in un ambiente dominato da ricorsi e sindacati fareste lo stesso. Presentarsi al cospetto dei propri alunni con un calendario di Playboy alle spalle può risultare sconveniente, ma si tratta ovviamente di un caso limite. I colleghi, quando ci incontriamo al collegio docenti, offrono scorci interessanti, anche se – in un ambiente prettamente femminile come la scuola primaria – purtroppo i pensili della cucina e il microonde a lato del lavello vanno per la maggiore, in barba a tutte le discussioni sugli stereotipi di genere. I sistemi di video-conferenza forniscono un rimedio allo sfondo impersonale con la possibilità di bucare lo schermo e caricare immagini di background. Il fatto è che capita che rallentino la piattaforma utilizzata ed è un peccato, perché già appena l’ho scoperto mi è venuta subito l’acquolina in bocca con la smania di farmi vedere dalla dirigente con la copertina di uno dei miei dischi preferiti alle spalle. Dalla mia postazione, comunque, la vista dietro non è niente male. C’è una gigantesca libreria e lo stereo con la mia collezione di vinili. Non si vedono i titoli né dell’una né dell’altra ed è un peccato, ma sono certo che qualcuno – a mia insaputa – avrà screenshottato le riunioni per ingrandire le immagini e saperne di più, rimanendo senza parole di fronte a così tanto buon gusto.