Il signor Piero non sa mai come stare. Mani in tasca oppure braccia conserte? I palmi sui fianchi no perché si fa capire alla squadra avversaria di essere stanchi, ma questo vale anche per chi non gioca? Si guarda allo specchio e prova con il petto in fuori, così prende un bel respiro. Contrae gli addominali e spinge indietro le spalle ritraendo le scapole. Per fare ciò è costretto a liberare le braccia lungo il corpo e poi passa alle gambe. Unite o leggermente divaricate? Ha letto che tenerle larghe con le punte dei piedi divergenti a formare una v è una postura tipica di chi ha bisogno di rilassare la pancia ed è l’ultima cosa che il signor Piero vorrebbe trasmettere di sé. Si mette di profilo, gli addominali alti sporgono più dei pettorali e l’effetto che restituisce non gli rende onore, quindi curva la schiena per allineare dal torace all’inguine ma così rovina tutta la preparazione precedente e deve rifare da capo. E poi le gambe vanno tese o con le ginocchia leggermente piegate? Solleva il tallone sinistro perché sa di avere una leggera eterometria – il signor Piero mi assicura che si dice così -, questo lo fa sembrare un po’ meno asimmetrico. Poi si siede ed è la catastrofe perché tutta la parte sopra il bacino forma una specie di sacco che, nel riflesso, gli ricorda una bottiglia. Aumenta la contrazione dell’addome per capire se è un fattore dovuto alla rilassatezza del ventre o il problema è che ha la cintura dei pantaloni troppo bassa rispetto alla vita e il risultato non è per nulla gratificante. Il signor Piero, peraltro, non ha ancora capito se allo schienale vanno appoggiate le scapole e il sedere va spinto in avanti, oppure se la postura corretta impone di spingersi adesi con i reni nell’angolo della seduta e il torso in avanti, oppure è più salutare per la colonna vertebrale abbattere la curva sopra il coccige e stare attaccati il più possibile alla spalliera. Si ricorda della vecchia sedia dell’ufficio su cui gli sembrava di stare appollaiato come un pappagallo e gli doveva persino fare bene. Il signor Piero odia stare. Odia stare fermo, immobile, in piedi, per questo cammina, corre, pedale, si alza, si abbassa, si corica, si lancia su, scende, sale, si sposta, va e torna. Il suo è una vera e propria corrente di pensiero. Un movimento. Anzi, un movimento di movimento. Il signor Piero non si ferma mai, altro che.