In questi mesi di arresti domiciliari sono peggiorato. Sono decisamente più pigro e mi si è sensibilmente ridotta la gamma di opinioni. In più mi ritrovo con molte cose in meno da raccontare e, soprattutto, con un vocabolario ristretto che ogni volta, come una coperta di dimensioni inadeguate, lascia fuori i piedi, o le braccia, o peggio il partner con cui condividi il letto matrimoniale. Sono più ignorante di prima e questo mi spinge ad essere molto meno indulgente con quello che leggo sui social network. Forse sono anche più cattivo di prima. Mi sento autorizzato alla semplificazione dei contenuti e a ridurre i vostri post a tre macrocategorie, tre sintesi perfettamente intercambiabili rispetto alle vostre trovate: 1. guardate quanto sono brava/o 2. guardate quanto sono simpatica/o 3. guardate quanto sono bella/o. Ma vi invidio lo stesso perché a me ormai non viene più in mente niente di interessante. Riconduco questa crisi peggiorativa all’aver trascurate la lettura per motivi che non riesco a organizzare in una considerazione coerente, forse per via del vocabolario ristretto, forse perché tendo alla semplificazione, forse perché l’assenza di contenuti assorbiti dall’esterno esaurisce le risorse interne come qualunque altro bacino naturale che deve il suo approvvigionamento all’acqua piovana. Il cane che si morde la coda. Sono l’esempio vivente del fatto che non siamo per nulla autosufficienti, dal punto di vista culturale. Anzi, la pigrizia e l’ignoranza ci fanno credere di esserlo perché ci lasciano così poche parole e così poche esperienze da non farci sentire più bisogno di nulla. Non so di cosa ho bisogno perché, senza i libri, non ho idea di cosa ci sia fuori da me stesso. Mi sento persino infastidito. Sono talmente peggiorato da pensare, addirittura, che magari ero peggiore anche prima.