Sempre più famiglie sperimentano la formula della convivenza domestica interspecie circondandosi di esemplari animali tradizionalmente ostili tra di loro, se non addirittura su gradi pericolosamente contigui della catena alimentare. Quello di cani e gatti è l’esempio più diffuso di ibridazione di contesto perché più a misura e alla portata dell’essere umano che popola le città e le sue zone limitrofe adibite a quartiere dormitorio, aree in cui si consumano le più estreme sperimentazioni di ripudio della collettività a vantaggio della riproduzione di ambienti ideali di abitabilità. Si tratta di un rapporto tradizionalmente conflittuale tanto da risultare oggetto di uno dei modi di dire più diffusi, declinabile a descrizione delle relazioni maggiormente soggette allo scontro. Il mondo è pieno di persone che sono come cane e gatto pronte a stanarsi, a inseguirsi, a fronteggiarsi, a intimidirsi attraverso i canali e gli atteggiamenti tipici della loro indole.
La compresenza tra cane e gatto nello stesso nucleo abitativo costituisce così una forzatura delle dinamiche del mondo animale volta a dimostrare quanto la mediazione umana sia in grado di controllare i regni concorrenti per stabilire il proprio dominio. L’intercessione dell’uomo tra due esemplari di specie così differenti costituisce una forma di pericoloso tentativo di innesto comportamentale nell’equilibrio naturale. Le conseguenze delle condotte promiscue poco convenzionali – vogliamo parlare di uomini e pipistrelli e no, Batman è inventato, il Covid-19 un po’ meno – sono la principale causa del diffuso sfoggio di pubblicazioni strappa-like sui social in cui cuccioli di cani e gatti giocano insieme, si fanno le coccole, dormono appiccicati, dividono il companatico, minano le convenzioni etologiche più standard, insinuano il dubbio che tutto sia possibile.
Un animalismo così estremo da fare il giro per portarsi all’altro capo del benessere delle bestie che ci sono più care, una manifestazione del nostro egoismo nell’abbinare coppie difficili da assortire se non svilite della loro essenza stessa di individui, se non addirittura della dignità. Quindi sappiate che no, ho già un gatto, e nessuno – tantomeno mia moglie e mia figlia – riuscirà mai a convincermi a prendere anche un cane.