Se i confini del mondo conosciuto non superano le mura di casa nostra gli argomenti di conversazione sono molto poco interessanti. Per questo, fino a quando i popoli antichi hanno potuto spostarsi in lungo e in largo con voli low-cost, la condivisione delle esperienze provate dagli esseri umani (e album fotografici di viaggio a corredo) è stata avvincente. Più la civiltà visitata era remota e maggiore erano gli spunti di confronto con la nostra: gli usi e i costumi, la lingua, il cibo, come si vestono, la cultura, come trascorrono il tempo libero, in cosa credono.
L’era delle grandi pandemie globali ha trasferito la conoscenza sull’unico piano della sua rappresentazione digitale. Le esperienze del passato hanno assurto un ruolo centrale nella condivisione del sapere e ottenuto uno status di mitologia. I sopravvissuti dei tempi del check-in online testimoniano quanto realtà virtuale e webcam nei più sensazioni angoli del pianeta non abbiano nulla da spartire con la conoscenza diretta di un luogo.
E anche spostando il tema del viaggio sul piano metaforico, per esempio quello dello “spaziare con la nostra mente”, i limiti alla mobilità hanno ridotto il nostro acume rendendoci molto più ordinari di un tempo.
Le cose che scriviamo, impoverite dall’assenza di relazioni dal vero, sono una reiterazione della stessa trama in scenari che sempre meno ci ricordiamo. Persino i profili Instagram sono diventati una noia mortale. Pietanze, gatti, erotismo e pratiche ginniche ora fanno parte di una sottocategoria di situazioni claustrofobiche che nulla hanno da spartire con l’obiettivo principe per il quale i social sono stati immessi sul mercato.
Dalle finestre osserviamo un pianeta colonizzato da entità biologiche minuscole ma invincibili e che, ad oggi, non ci serve più a nulla se non a lasciarci in balia di domande alle quali non troviamo risposta. Qualcuno, su Facebook, chiede a gran voce “che bisogno ci sia di condividere sempre la propria opinione”. Ecco, questa è la stessa domanda che dovremmo rivolgere a lui, per poi esser chiamati a nostra volta a rispondere a questo quesito per una catena infinita di botte e risposte in grado di condurci, finalmente, al motore immobile che ha dato origine a tutto ciò.